Parlando di come andava affrontata la lettura dei suoi libri Arno Schmidt affermava che i suoi testi erano da considerare come se fossero costituiti da un insieme di dadi da brodo e che quindi, come tali, fossero un concentrato che stava al lettore sciogliere nel “brodo della lettura”. Schmidt, di fatto, realizzerà tutte le sue opere in questo modo, incorporandovi in ciascuna di esse tantissimi di quei dadi, sotto forma di concentrati di narrazioni, il cui effetto sarà che egli non creerà, come convenzionalmente avviene, “un mondo” ma bensì una miriade di mondi e ciò attraverso una proliferazione del linguaggio e del senso che moltiplicherà le narrazioni presenti all’interno del testo. Continua a leggere
Autore: ilcollezionistadiletture
“Le due zittelle” – Tommaso Landolfi
“E la cosa orribile ebbe principio. Tombo s’accostò con decisione al ciborio e l’aprì bruscamente, sbatacchiando il portello. Restato un attimo a guardare dentro di traverso, come una gallina, vi affondò il braccio e ne trasse per due volte una manciata di ostie consacrate che rapidamente divorò.” In questo passo è fulmineamente fissato con grottesca drammaticità il momento del verificarsi di quella profanazione la cui constatazione attesterà inequivocabilmente che era proprio Tombo a introdursi in quella cappella, salire su quell’altare e compiere quell’inimmaginabile sacrilegio. Continua a leggere
“Infelicità senza desideri” – Peter Handke
Racconta Handke che alla notizia del suicidio di sua madre egli aveva dovuto reagire a due stati d’animo che rischiavano di imprigionarlo: uno era quello di rendere inoffensivo quell’evento, costringendolo nella sua indicibilità e subendone lo stordimento che esso gli procurava, l’altro, speculare ed opposto, era quello di viverne e provarne tutta la violenza che quell’evento portava con sé, subendone l’orrore e lo spaesamento, “…perché” – dice Handke – “si ha bisogno di sentire che ciò che si sta vivendo è incomprensibile e non si può comunicare: solo l’orrore risulta logico e reale. Ma a parlarne ricomincia subito la noia, e tutto torna di colpo inconsistente”. Continua a leggere
“Conversazione in Sicilia” – Elio Vittorini
“Conversazione in Sicilia” si conclude con una “Nota”, con la quale Vittorini dissuade il lettore dal considerare “questa Conversazione” un racconto realistico e, in tal senso, lo avvisa che “Ad evitare equivoci o fraintendimenti, come il protagonista di questa Conversazione non è autobiografico, così la Sicilia che lo inquadra e accompagna è solo per avventura Sicilia; solo perché il nome Sicilia mi suona meglio del nome Persia o Venezuela.”. Continua a leggere
“Sotto i tigli” – Christa Wolf
“Sotto i tigli” è una raccolta di sei racconti scritti da Christa Wolf tra il 1960 e il 1972, nei quali la Wolf anticipa e sperimenta temi e soluzioni narrative che, in quegli stessi anni e negli anni successivi, affronterà e svilupperà più compiutamente nei suoi romanzi. Continua a leggere
“Cemento” – Thomas Bernhard
“Chiusi le tende della mia stanza, scrive Rudolf, presi parecchi sonniferi e mi risvegliai solo ventisei ore più tardi nella massima angoscia”. Questo è l’ excipit di Cemento. E, “angoscia”, ne è l’ultima parola. Ma la parola angoscia intesa nel suo pieno significato di oppressione dello spirito, di tormento, di ansia insopprimibile, quale essa appare nel contesto di quella frase con cui si chiude “Cemento”, non appare mai all’interno del testo. Continua a leggere
“Un viaggio a Klagenfurt” – Uwe Johnson
“A Klagenfurt si pubblica la Karntner Tageszeitung…”in genere veniva a Klagenfurt, dov’era nata e dove aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza, solo per brevi visite. Spesso sembrava come assente, ed evitava del tutto di avere rapporti””. Karntner Tageszeitung di giovedì 18 ottobre 1973, con riferimento a Ingeborg Bachmann a seguito della sua morte avvenuta a Roma il 17 ottobre 1973. Continua a leggere
“Austerlitz” – Winfried Georg Sebald
Vi è in “Austerlitz” il ricorrere di un errare che è un peregrinare fisico tra luoghi e spazi ma che, nel contempo, è un errare all’interno di uno spazio che è tutto interiore e mentale, in una circolarità reciproca di rimandi e di evocazioni tra l’una e l’altra di queste due condizioni tanto da rendere l’una necessaria all’altra, l’una prodotto dell’altra. Continua a leggere
“Il Golem” – Isaac Bashevis Singer
In quel suo magico libro che è “Praga magica, il capolavoro di Ripellino [in cui] narra, anzi rivive la metropoli boema dell’età di Rodolfo II, degli alchimisti, del Quartiere ebraico, del Golem”, (A. M. Ripellino – “Praga magica” – Einaudi – 1973 – Premessa), egli, a proposito del Golem, scrive: “Che cos’è un Golem? Un uomo artificiale, d’argilla…il servo Golem è un personaggio chiave di Praga magica. Il vocabolo ebraico “golem”…indica un rudimento, un germoglio, un embrione…”golem” implica dunque qualcosa di incompiuto, di ruvido, di embrionale…Dal significato di “imperfetto” e di “grossolano” è breve il passo a quello di omaccio balordo e goffissimo…Le numerose varianti [del “golem”] presentano tutte il muto fantoccio di mota come un servitore torvo e tardissimo…[con] una statura ben confacente a un gigante…” (p.157 cit.). Continua a leggere
“Bolero berlinese” – Ingo Schulze
Nel finale di “Una notte da Boris”, uno dei tredici racconti che compongono “Bolero berlinese”, colui che narra la storia oggetto del racconto e di cui ne è uno dei protagonisti, rivela che la storia che noi stiamo leggendo è, a sua volta, il testo di una sua novella: “Avevo scritto la mia “piccola novella”, – così recitava il sottotitolo”,così infatti egli dice. Pertanto colui che narra ci rivela uno sdoppiamento di ruoli e cioè di essere oggetto della narrazione, in quanto parte di essa e, nel contempo, di essere “autore” di quella narrazione avendoci comunicato che quello che abbiamo letto è la trasposizione, scritta da lui, di quella storia da lui narrata. Continua a leggere