“Chiusi le tende della mia stanza, scrive Rudolf, presi parecchi sonniferi e mi risvegliai solo ventisei ore più tardi nella massima angoscia”. Questo è l’ excipit di Cemento. E, “angoscia”, ne è l’ultima parola. Ma la parola angoscia intesa nel suo pieno significato di oppressione dello spirito, di tormento, di ansia insopprimibile, quale essa appare nel contesto di quella frase con cui si chiude “Cemento”, non appare mai all’interno del testo. Continua a leggere