Vi è in “Austerlitz” il ricorrere di un errare che è un peregrinare fisico tra luoghi e spazi ma che, nel contempo, è un errare all’interno di uno spazio che è tutto interiore e mentale, in una circolarità reciproca di rimandi e di evocazioni tra l’una e l’altra di queste due condizioni tanto da rendere l’una necessaria all’altra, l’una prodotto dell’altra. Continua a leggere