“La finestra della biblioteca” – Margaret Oliphant

Nella raccolta postuma di poesie in prosa di Charles Baudelaire, nota con il titolo “Lo spleen de Paris”, pubblicata per la prima volta nel 1869 e composta da cinquanta componimenti, ve ne è uno, il trentacinquesimo, che ha come titolo “Le finestre”, il cui incipit così recita: “Chi guarda dal di fuori attraverso una finestra aperta non vede mai tante cose quanto colui che guarda una finestra chiusa…Quanto si può vedere al sole è sempre meno interessante di quanto avviene dietro un vetro. In quel buco nero o luminoso vive la vita, sogna la vita, soffre la vita”. L’ “invisibile” racchiuso in una finestra chiusa, ci dice Baudelaire, può suscitare ed evocare in noi un tale surplus di “visibile” da renderlo assai più potente ed attraente di ciò che si può vedere da una finestra aperta. Le possibili “rappresentazioni” che si possono generare nell’osservare quella finestra chiusa non afferiscono ovviamente ai principi della logica e della ragione ma a un insieme di impulsi, di proiezioni, di fantasie, di aspettative, di immagini, di idealizzazioni, di trasposizioni, di vissuti e di desideri che affondano nella nostra psiche e nella nostra mente. Ed è tale insieme che conduce al determinarsi di una superiore forza dell’ “invisibile” rispetto al “visibile”, con la conseguenza che la “visione” – che è il prodotto dell’ invisibile – finisce per essere più catturante della stessa vista che ci fa vedere il visibile.

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“La signora Dalloway” – Virginia Woolf

“Com’era fresca, calma…l’aria la mattina presto…fredda e pungente, e (per una diciottenne come era lei allora) solenne, perché in piedi di fronte alla finestra aperta lei aveva allora la sensazione che sarebbe successo qualcosa di tremendo”. In queste parole che Virginia Woolf fa pronunciare a Clarissa Dalloway all’inizio del romanzo sono già ravvisabili le coordinate fondamentali all’interno delle quali si muove “La signora Dalloway”. Continua a leggere

“Il morbo di Haggard” – Patrick McGrath

“Il morbo di Haggard” è il racconto di una storia d’amore, di un amore tanto grande quanto crudele, giacché quest’ amore sarà destinato a non realizzarsi. Ma “Il morbo di Haggard” è anche il racconto di un conflitto e cioè del conflitto tra la forza di quel sentimento d’amore che, per la sua intensità, sarà la più pura espressione della passione, e la violenza del mondo intesa come imposizione di una volontà estranea a quella passione, tesa a sopraffarla per affermare se stessa. Continua a leggere

“Il viceré di Ouidah” – Bruce Chatwin

C’è stato uno scrittore e c’è stato un libro a cui sono stato e sono molto affezionato perché quello scrittore e quel libro hanno prodotto su di me, “in quel momento della mia vita”, una grande influenza e mi hanno profondamente coinvolto ed appassionato. Quello scrittore è Bruce Chatwin e il libro “Il viceré di Ouidah”. Continua a leggere

“Il diario di Jane Somers” – Doris Lessing

“Il diario di Jane Somers” è un romanzo sul mistero della vita e della morte che ha al suo centro l’essere umano assunto nella sua essenzialità. In esso vi è, prima di tutto, un’istanza fondamentale che sta nel rinnegare qualsiasi esorcizzazione della morte e qualsiasi rifiuto di quello che ad essa è connesso: deperimento, invecchiamento, fragilità, vulnerabilità, osservandone, al contrario, in modo impietoso il loro evolversi. Continua a leggere

“Vathek” – William Beckford

Devo la lettura di questo libro a Borges. Tempo fa stavo consultando le opere complete di Borges: “Tutte le opere” – vol. 1° – I Meridiani Mondadori – 1997, e, casualmente, mi soffermo a leggere l’indice dei capitoli di cui si compone una delle cose più preziose scritte da Borges che è “Altre inquisizioni”. Ebbene scopro che, in corrispondenza di pag. 1033, il relativo capitolo riporta il seguente titolo: “Sopra il <<Vathek>> di William Beckford”. Continua a leggere

“Il passeggero segreto” – Joseph Conrad

Questa edizione: “Conrad – “Il passeggero segreto” – Biblioteca del viaggiatore – Passigli Editori – 1986” contiene due famosi racconti di Joseph Conrad: “Il passeggero segreto” e “Gioventù”. Pur facendo entrambi parte del classico solco conradiano dei cosiddetti “racconti di mare”, tuttavia meritano e richiedono di essere trattati e commentati separatamente. Continua a leggere

“Racconti londinesi” – Doris Lessing

Sullo sfondo di ambienti e luoghi mai sgradevoli, anzi spesso accattivanti, in ciò resi da una descrizione delicata ed elegante, questi racconti fotografano in realtà un mondo pieno di lacerazioni dove il gioco dei contrasti tra ambientazioni apparentemente distensive e piccoli/grandi drammi che vi si consumano rende tali lacerazioni ancor più evidenti. Continua a leggere