“Niels Lyhne” – Jens Peter Jacobsen

“L’anima è una cosa così fragile, e nessuno può dire fin dove nell’uomo l’anima giunga”

Queste parole nell’evocare da una parte l’esistenza dell’anima, dall’altra ne affermano la sua precarietà e indeterminatezza che la rendono inafferrabile rispetto a qualsiasi possibilità di dominarla e definirla. Ma questa condizione di precarietà e indeterminatezza dell’anima rende l’io esposto ad essa, creandosi una scissione tra l’io e la sua esistenza che si riversa nella vita stessa rendendo quest’ultima, a sua volta, inafferrabile e minando quindi la possibilità di entrarvi pienamente. Ebbene questa inafferrabilità della vita è il centro intorno a cui ruota il “Niels Lyhne”e da cui deriva tutta la sua grandezza, in quanto precursore del grande tema novecentesco, ma a tutt’oggi a noi contemporaneo, della lontananza e dell’estraneità della vita, dell’impossibilità di viverla in tutta la sua pienezza, del volervi appartenere senza riuscirci.

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