“Lettere d’amore tradite” prende le mosse e si sviluppa a partire dal suo tema iniziale che è quello della ridicolizzazione dei falsi intellettuali e dei falsi letterati, di coloro cioè che, convinti di possedere intellettualmente e letterariamente qualità non comuni, si “danno” totalmente al loro scopo che è di vedersi riconosciuti come eminenti scrittori, soddisfacendo, in tal modo, le loro ambizioni letterarie e i loro sogni di gloria. Si dà il caso, però, che costoro siano degli emeriti velleitari, privi di qualsiasi reale talento, animati da una presunzione e da una vanità pari solo alla compiaciuta e patetica arroganza con cui si giudicano. Il che se avesse conseguenze solo sulle loro esistenze sarebbe poca cosa ma purtroppo gli effetti delle loro smanie letterarie e dei loro appetiti di autoaffermazione si possono propagare anche su chi sta loro intorno, finendo per imporre, a chi si trova in relazione con loro, la condivisione dei loro fini e la partecipazione al loro raggiungimento.
Letteratura svizzera
“Lettere d’amore tradite” – Gottfried Keller – Prima parte
“Gottfried Keller (1819-1890): massima gloria della letteratura svizzera dell’ Ottocento è uno dei più grandi narratori di lingua tedesca. Il suo romanzo “Enrico il Verde” <<è indubbiamente la migliore autobiografia poetica della letteratura tedesca dopo “Poesia e verità” di Goethe>> (Mittner). Per questo romanzo, e in generale per tutta l’opera di Keller, Robert Walser nutrì un’ammirazione sconfinata, come attestano numerosi giudizi e accenni contenuti nel presente libro.”(Nota N. 4 in Carl Seelig – “Passeggiate con Robert Walser” – Adelphi – 1994 – p.202)
“Poesie” – Robert Walser
Robert Walser – “Poesie” Con le illustrazioni di Karl Walser – Traduzione e Postfazione di Antonio Rossi – Edizioni Casagrande, Bellinzona – 2019
“L’esercizio della poesia si colloca cronologicamente agli inizi dell’attività letteraria di Robert Walser, che, giovane impiegato di commercio a Zurigo, compose negli anni 1897-1898 parecchie liriche. Sei di queste apparvero l’8 maggio 1898 sul quotidiano bernese “Der Bund”…Altre furono ospitate tra il 1899 e il 1907 su giornali e periodici svizzero-tedeschi, tedeschi e austriaci, fra i quali la rivista di Monaco “Die Insel”, con i cui redattori…Walser era entrato in contatto, probabilmente tramite il viennese Franz Blei. Era uscito nel frattempo il suo primo libro,“ I temi di Fritz Kocher” (1904), cui seguirono i romanzi “I fratelli Tanner”(1907) e “L’assistente” (1908). Fu a questo punto che l’autore decise di riunire in volume una parte delle poesie sin lì composte. Uscì così all’inizio del 1909 presso l’editore berlinese Bruno Cassirer una raccolta di quaranta liriche, per lo più risalenti al periodo zurighese, i testi erano accompagnati da sedici acqueforti del fratello Karl…Quella del 1909 è l’unica raccolta di poetica a stampa voluta da Walser, che pure era andato componendo, soprattutto tra gli anni Venti e Trenta, numerose nuove liriche (l’edizione più recente delle poesie,…ne comprende poco meno di trecentocinquanta, cui vanno aggiunti i componimenti inclusi nei “Mikrogramme”…); ad essa l’autore rimase fedele anche a distanza di anni, quasi a voler ribadire la propria adesione a temi e immagini che con frequenza tornano nelle sue opere. Da ciò il particolare interesse collegato alla silloge, che nel presente volume viene proposta in traduzione”
(Libera riduzione da la “Postfazione”di Antonio Rossi)
“I fratelli Tanner” – Robert Walser
Ci sono dei momenti, nella vita di un lettore, in cui si sente, in modo particolare, il bisogno di ricevere da ciò che si legge un senso di pace e di levità, di distacco e di libertà. Il bisogno di allontanare da sé, dedicandosi ad un certo libro e ad un certo autore, la pesantezza del mondo, trovando in quel libro e in quell’autore la possibilità di farsi trasportare in un altrove e di venire avvolti da aloni di poesia. E, indiscutibilmente, se è questo ciò che si cerca e si vuole nessuno, secondo me, più e meglio di Robert Walser è capace di darcelo. Quanto ciò sia vero autorevoli quanto affettuose descrizioni di Walser lo testimoniano, ben illuminando quella che era la sua natura umana e artistica.
“L’uomo nell’Olocene” – Max Frisch
Se si volesse sintetizzare in una parola “L’uomo nell’ Olocene”, dandogli un nuovo titolo, quello per me più appropriato sarebbe erosione. Perché ne “L’uomo nell’ Olocene” non solo ci vengono descritte tutta una serie di manifestazioni che hanno a che vedere con i fenomeni fisici dell’erosione ma è l’idea stessa dell’esistere che è ricondotta al concetto di erosione. Al punto che tutto – noi compresi – appare in fondo soggetto nient’altro che un lento e inesorabile processo di erosione che noi contrastiamo con tutto il nostro istinto vitale ma che nonostante noi e indipendentemente da noi ci consuma e si consuma.
“I beati anni del castigo” – Fleur Jaeggy
“I beati anni del castigo” è un romanzo in cui vi è una nota dominante ed è quella del perenne scarto tra la forma esterna delle cose e quella che invece è la loro effettiva interiorità. Tale forma esterna è contrassegnata da un ordine che regola e sovraintende tutto e con cui si manifesta la realtà delle cose così come appare. Ma dietro tale ordine fuoriescono segnali opposti che rivelano l’effettiva interiorità che quell’ordine maschera.
“I fisici” – Friedrich Dürrenmatt
“I Fisici” è uno degli ultimi testi teatrali di Friedrich Dürrenmatt, fra i numerosi da lui scritti. Risale al 1962 e in esso trova compiuta realizzazione quell’evoluzione che va dal drammatico al grottesco o, se si vuole, dalla tragedia alla commedia che progressivamente caratterizzerà la sua produzione teatrale. Tuttavia la forma a suo modo comica e più precisamente farsesca della rappresentazione qui, come in altri suoi testi, veicola contenuti e temi che hanno in sé una portata oggettivamente tragica ma, per i quali, proprio quella forma scelta da Dürrenmatt, rende ancor più evidenti le dimensioni e le ricadute di quella portata. Continua a leggere
“La promessa” – Friedrich Dürrenmatt
Ne “La promessa” ci sono due livelli di realtà. Uno è quello della realtà che appare e uno è quello della realtà che non appare. Entrambe sono realtà concrete e “sensate”, tuttavia hanno una fondamentale differenza e cioè che la realtà che appare è Falsa e quella che non appare è Vera. A noi lettori Dürrenmatt ce le fa vedere tutte e due e nel farlo ci dice che in fondo c’è una verità nelle cose del mondo, la quale però al mondo può non apparire, apparendo invece la verità che deriva dalla realtà Falsa. Continua a leggere
“Romeo e Giulietta nel villaggio” – Gottfried Keller
“…e il suo viso, rivolto verso quello del povero ragazzo sgomento, era inondato di lacrime di dolore. “Vieni, baciami ancora una volta! No vattene, fuggi! E’ finita, è finita per sempre, noi non potremo mai essere uniti!” Lo mandò via ed egli…si allontanò disperato, rimanendo per tutta la notte a vagabondare nei boschi. L’indomani…tornò in città e si rintanò nella cupa miseria della sua casa.” In questa scena è descritta una delle dolorose manifestazioni di crudeltà contenute nella novella “Romeo e Giulietta nel villaggio”. Continua a leggere
“Guglielmo Tell per la scuola” – Max Frisch
Non ci si faccia trarre in inganno dal titolo. “Guglielmo Tell per la scuola” non è un testo didattico in senso istituzionale – anche se, nelle intenzioni di Max Frisch, c’è da supporre che egli auspicasse che venisse letto nelle scuole, avendo peraltro tutti i crismi di un possibile utilizzo scolastico; è infatti corredato da un rigoroso ed ingente apparato di note, se ne contano ben 74, le quali occupano un numero di pagine uguale a quelle occupate dal testo vero e proprio, avendo, altresì, tali note, non solo una funzione esplicativa ma interagendo con il testo ed essendone parte integrante in quanto danno quella profondità storica, geografica, culturale, linguistica, filologica e di costume che fa da sfondo alla narrazione vera e propria – perché “Guglielmo Tell per la scuola” è, prima di tutto, uno squisitissimo divertissment letterario e, nel contempo, un impietoso e sarcastico pamphlet con cui Frisch fa a pezzi non solo il personaggio di Guglielmo Tell ma il mito fondativo stesso su cui è nata e su cui vive la Svizzera. Continua a leggere