“Poesie politiche” – Bertolt Brecht

Bertolt Brecht – “Poesie politiche” – Traduzioni di Paola Barbon, Emilio Castellani, Olga Cerrato, Giorgio Cusatelli, Roberto Fertonani, Franco Fortini, Enrico Ganni, Claudio Groff, Ruth Leiser – “Introduzione” di Alberto Asor Rosa – Einaudi Poesia – 2014

…La mia tesi è che anche le poesie di Brecht,in particolar modo quelle politiche, possono definirsi teatrali. Ossia: esse presuppongono, – sempre, – l’esistenza di un pubblico. Non è quel che capita a ogni poeta e a ogni poesia? Si, ma molto, molto più, secondo me, indirettamente. Certo, anche Leopardi, anche Montale, spiegano le loro vele allo scopo che, alla fine, siano da qualcuno avvistate. Ma quando, e come, questo si verificherà, non dipende da loro, e, a dire la verità, neanche molto gliene importa. In Brecht, no, in Brecht, nell’invenzione del testo e nella sua stesura, un interlocutore, individuo o massa che sia, è sempre presente.

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“Rivolta dei pescatori di S. Barbara” – Anna Seghers

Anna Seghers – il cui vero nome era Netty Reiling – nel 1928, con il conferimento del rinomato premio Kleist, assegnatole per il suo romanzo Rivolta dei pescatori di S. Barbara edito quell’anno – che fu il suo primo romanzo nonché quello che la rivelò – entrò a pieno titolo tra i grandi letterati della Repubblica di Weimar. Quel premio era stato infatti conferito in quegli anni ad autori del calibro di Hans Henny Jahnn, Bertolt Brecht e Robert Musil solo per citare alcuni tra gli scrittori più famosi e rilevanti che lo ricevettero. Nello stesso anno la Seghers entra a far parte della “Lega degli scrittori proletario-rivoluzionari” e si iscrive al Partito Comunista. Quell’anno la Seghers compirà “appena” ventotto anni, essendo nata il 19 novembre del 1900 a Magonza da genitori di religione ebraica.

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“Microliti” – Paul Celan

Paul Celan – ““Microliti” Aforismi, abbozzi narrativi e frammenti di poetica” – Traduzione, Premessa e Note di Dario Borso – Mondadori. Collezione Lo Specchio – 2020

…<<Microliti sono, pietruzze appena percepibili, lapilli minuscoli nel tufo denso della tua esistenza – e ora tenti, povero di parole e forse già irrevocabilmente condannato al silenzio, di raccoglierli a cristalli?>>. Così scriveva a se stesso Paul Celan nel 1956.

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“Oscurato” – Paul Celan

Paul Celan – “Oscurato” – Traduzione e Nota introduttiva di Dario Borso – Einaudi.Collezione di Poesia – 2010

…il 26 ottobre 1965 Paul Celan, disperatamente in viaggio per la Provenza, cercava sotto il segno di Mandel’stam di ristabilire un contatto con la moglie Gisèle. Di lì a un mese avrebbe tentato di accoltellarla. Recluso in manicomio, verrà trasferito verso metà febbraio del ’66 alla clinica psichiatrica della Sorbona. Da qui, per due mesi Celan non smette di scrivere: trentacinque poesie che consegna via via a Gisèle, dedicandogliene metà. Così uscito dalla clinica, si ritrova con un piccolo canzoniere…Un canzoniere ribaltato e deformato. Se in quello di Petrarca la donna era in cielo e l’uomo in terra, in quello di Celan la donna è in terra e l’uomo in ceppi: oscurato. Ma non è oscurata la poesia di Celan…Questi versi costituiscono una delle sue più belle raccolte, lirica e tragica allo stesso tempo, mortuaria e vitalissima.” (dalla quarta di copertina)

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“Finché arrivano lettere d’amore” – Helga M. Novak

Helga M.Novak – “Finché arrivano lettere d’amore. Poesie 1956-2004” – Traduzione e Introduzione di Paola Quadrelli – Effigie – 2017

È questa la prima antologia italiana della lirica di Helga M. Novak, qualificata dal poeta e chansonnier tedesco-orientale Wolf Biermann come «la maggiore poetessa della DDR». Intensamente legata alla esperienza autobiografica, contrassegnata da un doloroso destino di figlia adottiva, dall’ espatrio dalla DDR nel 1966 e da una esistenza errabonda, la vasta produzione poetica della Novak si distingue per una notevole varietà formale, ritmica e contenutistica, testimoniata nel presente volume dall’ alternarsi di ballate di sapore popolare, apologhi di marcata attualità politica, lamenti d’amore, invocazioni struggenti, composizioni di soggetto storico e mitologico e, soprattutto, splendide poesie dedicate alla natura, in cui paesaggi coperti da antiche foreste e punteggiati di laghi vengono evocati con precisione naturalistica e forza visionaria.” (dalla bandella di copertina)

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“Lenz” – Georg Büchner

“…una volta, era seduto, e a un tratto gli venne paura, balzò in piedi, camminò su e giù. La porta era mezzo aperta, e così udì la ragazza di servizio cantare, dapprima non fu chiaro, poi gli giunsero le parole:

<<A questo mondo non ho alcuna gioia, soltanto il mio amato, ed è lontano>>

Ne fu colpito, quasi si sentì mancare a quelle note. Madame Oberlin lo guardava. Lui si fece coraggio, non poteva più tacere, doveva parlarne. <<Carissima Madame Oberlin, non può dirmi cosa fa la signorina la cui sorte tanto mi pesa sul cuore?>>.(1)

<<Ma, signor Lenz, io non ne so niente>>. Egli tacque di nuovo e camminò in fretta su e giù per la stanza; poi riprese:<<Ecco, voglio andare; o Dio, voi siete ancora gli unici esseri umani con i quali potrei resistere, eppure…eppure io devo andare, andare da lei, ma non posso, non mi è consentito>>. Era fortemente commosso e uscì.

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“La morte a Venezia” – Thomas Mann

E’ “un pomeriggio di primavera” e Gustav von Aschenbach esce “dalla sua abitazione nella Prinzregentenstrasse di Monaco per fare, da solo, una passeggiata”. Gustav von Aschenbach è uno scrittore e, a quel suo lavoro di scrittore, egli è totalmente dedito, applicandovisi con ascetica disciplina. Mosso da un dovere supremo a cui tutto, nella sua vita, era subordinato, “tanto più, poi, da quando la sua vita aveva cominciato a declinare” e cioè “il timore di non finire la sua opera d’artista”. Egli conduce quindi in modo ritirato quella sua esistenza “confinata nella bella città scelta a patria adottiva e nella rustica dimora di campagna che si era fabbricato fra i monti e in cui trascorreva le estati piovose”. Né egli era aduso ai viaggi di piacere in quanto “i viaggi per lui non erano stati altro che una misura igienica, di quando in quando necessaria anche se presa a malincuore”.

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“Berlin Alexanderplatz” – Alfred Döblin

Pubblico, in modo pressoché integrale, uno scritto di Rainer Werner Fassbinder, “Le città dell’uomo e la sua anima. Alcuni pensieri alla rinfusa sul romanzo di Alfred Döblin Berlin Alexanderplatz”, contenuto in: Rainer Werner Fassbinder – “I film liberano la testa” – Ubulibri – 2005, una raccolta di scritti di Fassbinder pubblicata originariamente in Germania nel 1984 con il titolo “Filme befreien den Kopf” e poi edita in Italia da Ubulibri in prima edizione nel 1988. Una segnalazione ricevuta da Elena Grammann: “Dalla mia tazza di tè-Il blog di Elena Grammann”, in relazione ad un film di Fassbinder, in calce ad un suo commento ad una mia recensione, mi ha portato a consultare questa raccolta di scritti di Fassbinder, nella quale ho scoperto questo suo scritto su “Berlin Alexanderplatz”, romanzo da cui il regista tedesco trasse nel 1980 una serie tv in 14 episodi. Essendo “Berlin Alexanderplatz” un libro che ho amato e amo molto e che considero un capolavoro non solo della letteratura tedesca del ‘900 ma della letteratura tout court e ritenendo il testo di Fassbinder illuminante dei contenuti e dei temi del libro ho deciso, sull’onda di questa felice scoperta, di pubblicare questo suo testo, acquisendolo come contributo su “Berlin Alexanderplatz”.

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“Mozart in viaggio verso Praga” – Eduard Mörike – Seconda parte

“Poche opere presentano ad ogni nuova lettura tante sorprese come questa novella in apparenza assai “facile”, che vuol essere invece letta con molta attenzione e pazienza per essere gustata in ogni sua minuta e squisita bellezza”. Queste parole di Ladislao Mittner, che egli riporta nel capitolo che dedica a “Mozart in viaggio verso Praga” nella sua “Storia della letteratura tedesca” (Einaudi, 2002 – p. 482), danno la misura del contrasto tra l’apparente leggerezza e persino, se si vuole, frivolezza della novella di Mörike e quella che invece è la sua intensità di atmosfere e di toni e la sua densità di implicazioni che giustificano, sicuramente, più letture per essere colte a pieno.

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“Mozart in viaggio verso Praga” – Eduard Mörike – Prima parte

Winfried Sebald, in quella serie di monografie dedicate ad autori a lui cari, raccolta in “Soggiorno in una casa di campagna” (Adelphi, 2012), dedica una di tali monografie a Eduard Mörike (1804-75), sottotitolandola “Breve omaggio a Mörike”. E, inquadrandolo nel contesto del suo tempo, così lo descrive: “…[Mörike] è rappresentativo di una generazione che, ancora sfiorata dall’alito di un’età eroica appena dissoltasi, si appresta a ripiegare nel Biedermeier, una zona al riparo dai venti dove la vita privata borghese è più importante di quella pubblica e la recinzione del giardino funge da confine di un mondo famigliare, che intende se stesso come un universo…Il mondo immaginario del Biedermeier è una perfetta composizione in miniatura, al riparo d’una campana di vetro. Ogni cosa là sotto trattiene il fiato…Non è concepibile ordine migliore. E tuttavia, su questa pace all’apparenza eterna, incombe la paura del caos…

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