Hieronymus Bosch, in quello che è uno dei suoi capolavori: “Il giardino delle delizie”, raffigura, tra le tante scene che egli vi rappresenta, quella di una coppia di amanti all’interno di una sfera di cristallo. Bosch, con tale immagine, ispirandosi ad un proverbio popolare, aveva inteso illustrare il detto: “Il piacere è fragile come il vetro”. C’è, ci avverte Bosch, nel fare del perseguimento e della ricerca del piacere una ragione di vita e il fine ultimo – tanto da vivere rinchiusi in quella dimensione, come in una sfera di cristallo – un pericolo e un rischio, perchè la natura del piacere è precaria ed aleatoria, destinato come esso è ad esaurirsi facilmente, avendo bisogno di essere continuamente alimentato e rinnovato. E, soprattutto, non bastando il piacere a fondare e a sorreggere la vita, non solo perché la vita è piena inevitabilmente di “dispiaceri”, ma perché essa si ridurrebbe ad una continua ed inesausta ricerca del piacere, laddove ci si illuda di poter vivere perennemente in tale condizione. Siccome ciò si rivela prima o poi impossibile e impraticabile la conseguenza è ritrovarsi totalmente smarriti e indifesi nel momento in cui si scopre che quel piacere, fino a un certo punto vissuto, si esaurisce, diventando via via – tanto più lo si cerca e lo si attende – sempre più irraggiungibile. E questo può tradursi in uno scacco fatale e terribile perché conduce dalla prefigurazione di una piena, appagante ed eterna felicità alla più disperata e disperante infelicità. Un passare dal sogno alla realtà senza vie di mezzo e senza protezioni, che fa sprofondare sempre più in basso, in una spirale senza fondo e senza speranze se non si ha nient’altro da opporgli.
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“Zazie nel metro'” – Raymond Queneau
“La verità! – esclama Gabriel (gesto) – Come se tu sapessi che cos’è. Come se qualcuno al mondo sapesse cos’è. Tutta questa roba (gesto), tutto questo, una bidonata, il Panteon, gli Invalidi, la caserma di Reully, il tabaccaio dell’angolo, tutto. Si, una bidonata” Queste parole pronunciate da Gabriel, lo zio di Zazie, a bordo del taxi del suo amico Charles su cui, con Zazie, sta attraversando Parigi, dopo averla presa in consegna dalla di lei madre la quale, occupata in un convegno amoroso col suo “ganzo”, gliela ha affidata, ci dicono l’essenziale “verità” contenuta in “Zazie nel metro’” e cioè che qui la verità non si sa più cos’è e dove sta. Continua a leggere
“Austerlitz” – Winfried Georg Sebald
Vi è in “Austerlitz” il ricorrere di un errare che è un peregrinare fisico tra luoghi e spazi ma che, nel contempo, è un errare all’interno di uno spazio che è tutto interiore e mentale, in una circolarità reciproca di rimandi e di evocazioni tra l’una e l’altra di queste due condizioni tanto da rendere l’una necessaria all’altra, l’una prodotto dell’altra. Continua a leggere