Bertolt Brecht – “Poesie politiche” – Traduzioni di Paola Barbon, Emilio Castellani, Olga Cerrato, Giorgio Cusatelli, Roberto Fertonani, Franco Fortini, Enrico Ganni, Claudio Groff, Ruth Leiser – “Introduzione” di Alberto Asor Rosa – Einaudi Poesia – 2014
“…La mia tesi è che anche le poesie di Brecht,in particolar modo quelle politiche, possono definirsi teatrali. Ossia: esse presuppongono, – sempre, – l’esistenza di un pubblico. Non è quel che capita a ogni poeta e a ogni poesia? Si, ma molto, molto più, secondo me, indirettamente. Certo, anche Leopardi, anche Montale, spiegano le loro vele allo scopo che, alla fine, siano da qualcuno avvistate. Ma quando, e come, questo si verificherà, non dipende da loro, e, a dire la verità, neanche molto gliene importa. In Brecht, no, in Brecht, nell’invenzione del testo e nella sua stesura, un interlocutore, individuo o massa che sia, è sempre presente.
…questo mettersi su di un palcoscenico, o quantomeno su di una tribuna, per dire la sua il più direttamente possibile a uno, di volta in volta, dei suoi privilegiati interlocutori (operai, sottoproletari affamati, donne povere e sfruttate, ovvero, sul lato completamente opposto, capitalisti sfruttatori, miserabili conniventi), non produce però un effetto banalmente pedagogico. C’è pedagogia in letteratura quando la lezione resta celata (o viene intenzionalmente presentata) nella matassa dei buoni sentimenti. Qui non ci sono buoni sentimenti. C’è invece la presa d’atto, dura e imperiosa, che i protagonisti sono due, il poeta e il suo interlocutore, e che il primo può arrogarsi il diritto di dire la sua all’altro solo perché ne condivide fino in fondo, – o ne respinge con nettezza invalicabile, – situazioni, rischi, obiettivi.
La <<situazione>>…Brecht…vede il mondo nettamente e…irrimediabilmente diviso in due. Si, su questo non avrei dubbi: la visione del mondo precede in lui lo schierarsi politicamente e ideologicamente…La divisione netta, in larga misura fondativa, fra chi <<sta in alto>< e <<chi sta in basso>>, è costitutiva dell’universo poetico-teatrale brechtiano: viene prima che la lezione, concettuale e politica del marxismo, l’abbia nutrita e orientata…Ma se Brecht si fosse fermato a questo, – e cioè alla presa d’atto che il mondo è distinto/diviso nettamente in due…avremmo avuto una puntuale, netta e ferma registrazione<<dello stato di cose esistente>>…Nel poeta Brecht, come del resto nel Brecht uomo di teatro…c’è invece di più, molto di più. Ciò si deve…al fatto che in Brecht la <<situazione>>, s’intreccia sempre , e si riversa, nella <<posizione>>. Brecht non sta su di un palcoscenico o su di una tribuna per dispensare dall’alto al suo interlocutore la propria lezione, e persino neanche la propria reprimenda e il proprio sdegno, quando l’altro non sia un compagno ma un nemico. La <<posizione>>di Brecht è la stessa del suo interlocutore proletario… [egli ne condivide il] <<punto di vista>>. Cos’è il <<punto di vista>>? Il <<punto di vista>> è l’estrinsecazione intellettuale e/o politica della <<posizione>>. Non è necessario essere operai o proletari per assumere un <<punto di vista>> operaio o proletario…
Rispetto ai suoi poveri eroi, – operai, proletari, deracinés, affamati, donne sfruttate e vilipese, – Brecht sta dalla loro parte: non fa loro lezione; si sforza, se mai, di dire ciò che loro vorrebbero dire, se solo potessero. Così facendo, Brecht recupera pienamente, e ne fa un uso potente e pressoché illimitato, quel che i poeti tribuni, – insomma, quelli che si fermano alla <<situazione>>, – perdono per strada o non hanno mai posseduto. E cioè il lato umano del conflitto…Se ci si attesta su questa <<posizione>>, se se ne fa proprio il <<punto di vista>> e lo si condivide fino in fondo , non si può fare a meno, nella tragedia che si rappresenta, di riscoprire (e caldeggiare, e condividere) quella componente di umanità che i rapporti di forza e la brutalità dell’oppressione…tendono costantemente a sconvolgere e cancellare…Lottare, – e poetare, – per i destini proletari significa perciò lottare, non solo per una buona causa politica e sociale: significa lottare , – e poetare – perché l’umanità…rialzi la testa e recuperi il proprio dignitoso posto nel mondo…
E oggi? Che ne è oggi della lezione brechtiana? E’ essa destinata a suscitare soltanto echi di quel terribile passato o fa risuonare corde destinate a risvegliare intensamente tremori e ardori come cinquanta-sessanta anni fa? Alla domanda non è facile rispondere. Superficialmente, si dovrebbe ammettere che il tessuto socio-politico-culturale, cui Brecht si ispirava, non esiste più. Più semplicemente ancora: è cambiato tutto..E pure…Non c’è bisogno di identificarsi con i suoi personaggi e le sue storie per sentirlo proprio. Quel che conta è che se ne avverta (e alla fine se ne condivida) il senso. E il senso è quello che lui ha voluto imprimere a tutta la sua visione del mondo…Se vuoi salvezza non chinare la testa: e parla…
Non è necessario, perciò, condividerne temi e posizioni storicamente datati per tornare a fare nostri il timbro, la nettezza, l’inconciliabilità e persino la <<deprecabile>> durezza della poesia brechtiana. Il pezzo di carbone che i ferrovieri sodali lanciano ogni notte nell’orto della povera e disfatta vedova del loro compagno Mike, e che la vedova raccoglie e nasconde, perché i sorveglianti della strada ferrata non se ne accorgano, e che poi tirerà fuori solo quando sarà possibile e utile, – quel pezzo di carbone volteggia ancora intorno a noi, ogni notte qualcuno lo lancia, qualcun altro lo raccoglie.“
(Libera riduzione dall’ “Introduzione” di Alberto Asor Rosa)
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Da Destini proletari
La storia della vedova Queck
La vedova Queck coi cinque bambini
anche quelli hanno evacuato
stavano lì sulla strada
con i mobili a fare quadrato.
Faceva freddo. Era novembre
e non solo il tarlo gelava.
Si vide qualche donna in quel frangente
che la testa più non ritrovava.
Ma la vedova Queck che cosa fece
quando la folla dei vicini era aumentata?
Diede un piccolo pranzo d’addio
con grappa e anguilla al vapore.
E mandò i tre grandi al cinema
sul tramvai lei li imbarcò
perché già alla loro età
del gran mondo vedessero un po’.
Poi ficcò al piccolo Edward
un bel sigaro tra i denti:
quando fumava d’importazione
le risparmiava i suoi tormenti.
Una balia al più piccino
per telefono procurò.
Poi vendette qualche azione
e un profitto ricavò.
Come sua destinazione
<<Hotel Adlon>> al taxi disse
salì sorridendo ma prima
a tutti la mano stringendo.
Fece poi un’osservazione
degna del gran re Salomone:
Quando il peggio è ormai palese
Non si può badare a spese!
Fino a Moabit arrivò il detto
tutti imparato l’hanno
dimostrava una saggezza
che non tutti usare sanno.
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Ogni anno in settembre, quando comincia l’anno
scolastico
le donne nelle cartolerie dei sobborghi
comprano i libri di scuola e i quaderni per i loro bambini.
Disperate cavano i loro ultimi soldi
dai borsellini logori, lamentando
che il saper sia così caro. E dire che non hanno
la minima idea di quanto sia cattivo il sapere
destinato ai loro bambini.
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Quelli che stanno in alto
si sono riuniti in una stanza.
Uomo della strada
lascia ogni speranza.
I governi
firmano patti di non aggressione.
Uomo qualsiasi,
firma il tuo testamento
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I lavoratori gridano per avere il pane
I commercianti gridano per avere i mercati.
Il disoccupato ha fatto la fame. Ora
fa la fame chi lavora.
Le mani che erano ferme tornano a muoversi:
torniscono granate.
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L’esame per ottenere la cittadinanza
A Los Angeles davanti al giudice che esamina coloro
che vogliono diventare cittadini degli Stati Uniti
venne anche un oste italiano. Alla domanda:
che cosa dice l’ottavo emendamento, rispose:
1492. Così venne mandato via. Ritornato
dopo tre mesi gli posero la domanda: chi fu il generale che vinse nella guerra civile? La sua
risposta fu:
1492. (Con voce alta e cordiale). Mandato via di nuovo
e ritornato una terza volta , rispose
a una terza domanda ancora: 1492. Orbene
il giudice, che aveva simpatia per l’uomo, si informò
sul modo come viveva e venne a sapere: con un duro
lavoro. E allora
alla quarta seduta il giudice gli pose la domanda:
quando
fu scoperta l’ America? E in base alla risposta esatta,
1492, l’uomo ottenne la cittadinanza.
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Carbone per Mike
1
M’hanno detto che nell’Ohio
sul principio di questo secolo
c’era una donna, a Bidwell,
Mary McCoy, vedova d’uno scambista,
certo Mike McCoy, in miseria.
2
Ma ogni notte dai treni tonanti della Wheeling railroad
buttavano i frenatori un pezzo di carbone
sopra lo steccato, nell’orto di patate,
con voci roche gridando di volo:
per Mike!
3
E ogni notte, quando
il pezzo di carbone per Mike
batteva al muro dietro la baracca,
s’alzava la vecchia, infilava
ubriaca di sonno la vestaglia, e metteva da parte
il carbone
dono dei frenatori a Mike, morto
ma non dimenticato
4
Ma lei s’alzava così, tanto prima dell’alba, e metteva
quel loro dono via dagli occhi del mondo, perché
non avessero noie, i frenatori,
con la Wheeling Railroad.
5
Questa poesia è dedicata ai compagni
del frenatore Mike McCoy
(morto perché troppo debole di polmoni
sui treni di carbone dell’Ohio)
per solidarietà.
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Elogio dell’imparare
Impara la cosa più semplice! Per quelli
il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’abbici: non basta, è vero,
ma imparalo! Non avvilirti!
Comincia! Devi saper tutto!
Tocca a te assumere il comando
Impara, uomo all’ospizio!
Impara, uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara, sessantenne!
Tocca a te assumere il comando!
Frequenta la scuola, senzatetto!
Procurati sapere, tu che hai freddo!
Affamato, impegna il libro:è un’arma.
Tocca a te assumere il comando.
Compagno, non temere di chiedere!
Non dar credito a nulla,
controlla tu stesso!
Quello che non sai di tua scienza
in realtà non lo sai.
Verifica il conto:
tocca a te pagarlo.
Poni il dito su ogni voce,
chiedi cosa significa.
Tocca a te assumere il comando
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Da Lotta di classe
Elogio della dimenticanza
Buona cosa è la dimenticanza!
Altrimenti come farebbe
il figlio ad allontanarsi dalla madre che lo ha allattato?
Che gli ha dato la forza delle membra
e lo trattiene per metterle alla prova?
Oppure come farebbe l’allievo ad abbandonare il maestro
che gli ha dato il sapere?
Quando il sapere è dato
l’allievo deve mettersi in cammino.
Nella casa vecchia
prendono alloggio i nuovi inquilini.
Se vi fossero rimasti quelli che l’hanno costruita
la casa sarebbe troppo piccola.
La stufa riscalda. Il fumista
non si sa più chi sia. L’aratore
non riconosce la forma di pane.
Come si alzerebbe l’uomo al mattino
senza l’oblio della notte che cancella le tracce?
Chi è stato sbattuto a terra sei volte
come potrebbe risollevarsi la settima
per rivoltare il suolo pietroso,
per rischiare il volo nel cielo?
La fragilità della memoria
dà forza agli uomini.
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Da L’ imbianchino e la guerra
La canzone dell’imbianchino Hitler
1
L’imbianchino Hitler
disse: cara gente, lasciate fare a me!
E prese un mastello di calce
e imbiancò a nuovo la casa tedesca.
2
L’imbianchino Hitler
disse: questa casa si sistema in un attimo!
E i buchi e le fessure e le crepe
ricoprì tutto di intonaco.
Tutta la merda ricoprì di intonaco.
3
O imbianchino Hitler
perché non eri muratore? Se l’intonaco
sulla tua casa si imbeve di acqua
sotto torna fuori la merda.
Torna fuori tutta la casa di merda.
4
L’imbianchino Hitler
solo i colori aveva studiato e non altro,
e appena lo si lasciò fare
tutto lui ha imbrattato.
L’intera Germania ha imbrattato.
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Generale, il tuo carro armato è una macchina potente.
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un
elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere
Ma ha un difetto:
può pensare.
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Quelli che portano via la carne dalle tavole
insegnano ad accontentarsi.
Coloro ai quali il dono è destinato
esigono spirito di sacrificio.
I ben pasciuti parlano agli affamati
dei grandi tempi che verranno.
Quelli che portano all’abisso la nazione
affermano che governare è troppo difficile
per l’uomo qualsiasi.
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E’ notte
Le coppie
si coricano a letto. Le giovani donne
partoriranno orfani.
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Da Amici, compagni, colleghi
A Walter Benjamin, che si tolse la vita mentre fuggiva
davanti a Hitler
Stancare l’avversario, la tattica che ti piaceva
quando sedevi al tavolo degli scacchi, all’ombra del pero.
Il nemico che ti cacciò via dai tuoi libri
non si lascia stancare da gente come noi.
Conosco Bertolt Brecht ma non ho mai approfondito la sua conoscenza leggendone le opere. Grazie al tuo post ora sono un po’ meno ignorante. 🙂
Un saluto
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Grazie della visita. Mi fa molto piacere sapere che queste poesie di Brecht hanno suscitato il tuo interesse. Lo meritano.
Un saluto.
Raffaele
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Trovo con piacere questo spazio dedicato alle poesie politiche di Brecht.
Parè le abbia scritte pochi giorni fa.
Ottima selezione.
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Brecht non a caso è Brecht.
Grazie.
Raffaele
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