“Mozart in viaggio verso Praga” – Eduard Mörike – Prima parte

Winfried Sebald, in quella serie di monografie dedicate ad autori a lui cari, raccolta in “Soggiorno in una casa di campagna” (Adelphi, 2012), dedica una di tali monografie a Eduard Mörike (1804-75), sottotitolandola “Breve omaggio a Mörike”. E, inquadrandolo nel contesto del suo tempo, così lo descrive: “…[Mörike] è rappresentativo di una generazione che, ancora sfiorata dall’alito di un’età eroica appena dissoltasi, si appresta a ripiegare nel Biedermeier, una zona al riparo dai venti dove la vita privata borghese è più importante di quella pubblica e la recinzione del giardino funge da confine di un mondo famigliare, che intende se stesso come un universo…Il mondo immaginario del Biedermeier è una perfetta composizione in miniatura, al riparo d’una campana di vetro. Ogni cosa là sotto trattiene il fiato…Non è concepibile ordine migliore. E tuttavia, su questa pace all’apparenza eterna, incombe la paura del caos…

Continua a leggere

“La settima croce”- Anna Seghers

La recente ristampa de “La settima croce” di Anna Seghers ripropone non solo il suo romanzo più famoso nonché uno dei più noti di tutta la letteratura tedesca ma, più in generale, rinnova l’opportunità di leggere una scrittrice di assoluto rilievo nel panorama della letteratura europea del ‘900, ampiamente consacrata per il valore della sua opera. Continua a leggere

“L’investitore americano” – Jan Peter Bremer

“L’investitore americano” è un libro accattivante e originale che, nel suo minimalismo, racconta una storia in sé piccola che però si apre su un universo interiore tale da trasformarla in un affresco esistenziale ben più ampio della storia da cui prende spunto. Un affresco della vita del protagonista che diventa via via un’elucubrazione labirintica della sua mente, fatta di innumerevoli pensieri che si aprono su possibili vie d’uscita ma tutte invariabilmente senza sbocchi. Continua a leggere

“Gli amori di mia madre” – Peter Schneider

“Gli amori di mia madre” è, prima di tutto, un romanzo su una grande passione amorosa, sul sentimento dell’amore, sul bisogno di essere amati. Ne è protagonista la madre di Peter Schneider il quale, a più di 60 anni dalla morte della madre, decide di raccontarne le vicende sentimentali che ella visse nel pieno degli anni della guerra e di cui lasciò testimonianza nel fitto epistolario che intrattenne con gli uomini di cui si innamorò, sebbene sposata e madre di quattro figli. Continua a leggere

“La passeggiata da Rostock a Siracusa” – Friedrich Christian Delius

“A metà della sua vita, nell’estate del 1981, il cameriere Paul Gompitz (P.G.) di Rostock decide di partire per Siracusa, nell’isola di Sicilia…con l’intenzione sempre che l’impresa riesca, di ritornare in ogni caso a Rostock.” Egli vuole fare quel viaggio, da Rostock a Siracusa, attraverso l’Italia, fatto da Johann Seume, scrittore suo conterraneo che ne riportò il resoconto in quel suo libro “Passeggiata fino a Siracusa nell’anno 1802” che P.G. “ha letto ai tempi di scuola e non lo ha mai dimenticato.” Continua a leggere

“Come mio fratello” – Uwe Timm

“Essere sollevato in aria…la prima immagine che mi si è impressa nella mente – con la quale comincia per me la consapevolezza di me stesso, la memoria: dal giardino entro in cucina dove ci sono gli adulti, mia madre, mio padre, mia sorella…e poi sbuca fuori lui, il fratello, e mi solleva in alto.” Quel ricordo di sé – quell’immagine fondativa della sua memoria – è, per Uwe Timm, intimamente connesso al ricordo del fratello che ha in quel momento 19 anni, 16 anni più di lui. Pochi mesi dopo il fratello, ferito gravemente in Ucraina, dove si trova con la divisione scelta Totenkapf delle Waffen-SS, nelle quali si era arruolato volontario a 18 anni, morirà. E’ il 16 Ottobre 1943. Continua a leggere

“13 storie inospitali” – Hans Henny Jahnn

Questo titolo: “13 storie inospitali”, se tradotto letteralmente, così come esso è in tedesco, potrebbe essere reso, altrettanto appropriatamente, con : “13 storie non familiari”. Questa versione, consolidando la prima, insinua ulteriormente la cifra dell’estraneo, del non rassicurante, del non nominabile, in quanto non riconducibile ai codici (morali ed etico-sociali) e, soprattutto, in quanto evocazione di un innaturale che è degli uomini e negli uomini ma è, in essi e da essi, allontanato. Continua a leggere

“Opinioni di un clown” – Heinrich Böll

“…i due mali da cui sono afflitto per natura: malinconia e mal di testa. Da quando Maria è passata ai cattolici (sebbene Maria sia lei stessa cattolica, questa definizione mi pare appropriata), la violenza di questi due mali è aumentata….C’è una medicina di effetto momentaneo: l’alcol. Ci sarebbe una guarigione duratura: Maria. Maria mi ha lasciato. Un clown che comincia a bere perde quota rapidamente, precipita più in fretta di un operaio ubriaco che cade da un tetto”. C’è in queste poche righe tutta la tristezza di Hans Schnier, del clown Hans Schnier. Una tristezza dolorosa ma anche arrabbiata perché quella tristezza è prodotta da una ferita che ha in sé un’ingiustizia. Continua a leggere

“Congetture su Jakob” – Uwe Johnson

Congetture su Jakob è libro difficilissimo, volutamente difficile.” Ladislao Mittner esordisce con queste parole nel capitolo che dedica a Uwe Johnson e a “Congetture su Jakob” nella sua “Storia della letteratura tedesca” e, nell’esaminare la natura di tale difficoltà dice: “Fra brani stampati a caratteri normali ed in corsivo, il montaggio su nastri fotografici e sonori paralleli, intrecciati e sovrapposti, fra nude e scarne relazioni, monologhi e dialoghi spettrali nella loro apparente oggettività ed improvvisi e rapidissimi fasci di luce che cadono sul passato, il lettore non solo perde spesso il filo, ma talora con tutta la buona volontà non riesce a stabilire neppure chi parla o pensa (o agisce) nei singoli brani.” Continua a leggere

“Paesaggio lacustre con Pocahontas” – Arno Schmidt

Parlando di come andava affrontata la lettura dei suoi libri Arno Schmidt affermava che i suoi testi erano da considerare come se fossero costituiti da un insieme di dadi da brodo e che quindi, come tali, fossero un concentrato che stava al lettore sciogliere nel “brodo della lettura”. Schmidt, di fatto, realizzerà tutte le sue opere in questo modo, incorporandovi in ciascuna di esse tantissimi di quei dadi, sotto forma di concentrati di narrazioni, il cui effetto sarà che egli non creerà, come convenzionalmente avviene, “un mondo” ma bensì una miriade di mondi e ciò attraverso una proliferazione del linguaggio e del senso che moltiplicherà le narrazioni presenti all’interno del testo. Continua a leggere