Apparentemente decadenti, in realtà molto aristocratiche e snob queste dissertazioni di De Quincey sull’estetica del bell’assassinio.
Assodato e affermato che l’assassinio è in sé cosa spregevole e brutta, da impedire – “Perché se un uomo si lascia andare una volta all’assassinio, presto comincerà a non farsi grande scrupolo di rubare, e dal rubare arriverà al bere, a non rispettare il giorno festivo,e di qui all’inciviltà e alla negligenza” – tuttavia, se si supera la legittima abiezione che si ha verso di esso, e lo si consideri nella sua esecuzione materiale può essere visto e valutato secondo parametri tali da renderlo un’arte.
Originalità, maestria, fair play, gusto amatoriale, professionalità ma non abitudinarietà, disposizione all’atto ma non al crimine in quanto tale,godimento edonistico in chi lo commette ed ammirazione suscitata in che ne viene a conoscenza sono tutti ingredienti fondamentali di un bel assassinio. Molto noir ed accattivante l’idea, tutto sommato quasi comico se non tragicomico lo svolgimento. In versione contemporanea mi ricorda Tim Burton.