“Sotto i tigli” è una raccolta di sei racconti scritti da Christa Wolf tra il 1960 e il 1972, nei quali la Wolf anticipa e sperimenta temi e soluzioni narrative che, in quegli stessi anni e negli anni successivi, affronterà e svilupperà più compiutamente nei suoi romanzi. Continua a leggere
Letteratura tedesca
“Un viaggio a Klagenfurt” – Uwe Johnson
“A Klagenfurt si pubblica la Karntner Tageszeitung…”in genere veniva a Klagenfurt, dov’era nata e dove aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza, solo per brevi visite. Spesso sembrava come assente, ed evitava del tutto di avere rapporti””. Karntner Tageszeitung di giovedì 18 ottobre 1973, con riferimento a Ingeborg Bachmann a seguito della sua morte avvenuta a Roma il 17 ottobre 1973. Continua a leggere
“Austerlitz” – Winfried Georg Sebald
Vi è in “Austerlitz” il ricorrere di un errare che è un peregrinare fisico tra luoghi e spazi ma che, nel contempo, è un errare all’interno di uno spazio che è tutto interiore e mentale, in una circolarità reciproca di rimandi e di evocazioni tra l’una e l’altra di queste due condizioni tanto da rendere l’una necessaria all’altra, l’una prodotto dell’altra. Continua a leggere
“Bolero berlinese” – Ingo Schulze
Nel finale di “Una notte da Boris”, uno dei tredici racconti che compongono “Bolero berlinese”, colui che narra la storia oggetto del racconto e di cui ne è uno dei protagonisti, rivela che la storia che noi stiamo leggendo è, a sua volta, il testo di una sua novella: “Avevo scritto la mia “piccola novella”, – così recitava il sottotitolo”,così infatti egli dice. Pertanto colui che narra ci rivela uno sdoppiamento di ruoli e cioè di essere oggetto della narrazione, in quanto parte di essa e, nel contempo, di essere “autore” di quella narrazione avendoci comunicato che quello che abbiamo letto è la trasposizione, scritta da lui, di quella storia da lui narrata. Continua a leggere
“Soggiorno in una casa di campagna” – Winfried Georg Sebald
Per quella che è sin qui la mia esperienza di lettore di Sebald (“Austerlitz”;”Moments musicaux”; “Soggiorno in una casa di campagna”) ho sempre costante, ogniqualvolta lo leggo, il ricorrere di un’impressione e cioè di essere portato in un mondo fatto di presenze fantasmatiche, di essenze eteree e sospese. Continua a leggere
“Michael Kohlhaas” – Heinrich von Kleist
“Lungo le rive dell’Havel viveva, intorno alla metà del sedicesimo secolo, un mercante di cavalli di nome Michael Kohlhaas, …uno degli uomini più giusti ma anche più terribili del suo tempo”. La laconicità con cui Kleist nell’incipit definisce Michael Kohlhaas (M. K.) contiene già quella che è la cifra dell’intero racconto: la compresenza di opposti che non si escludono ma convivono generando un’ambivalenza apparentemente contraddittoria, in realtà forsennatamente coerente. Continua a leggere
“Vita di un perdigiorno” – Joseph von Eichendorff
Ne “Il respiro” – terzo volume della sua “autobiografia” – Thomas Bernhard racconta: “ …mio nonno …aveva intenzione di comprarmi…una bella edizione del “Perdigiorno” di Eichendorff che io desideravo.” (T. Bernhard – “Il respiro” – in T. Benhard – “Autobiografia” – Adelphi – 2011 – p.269). E, più oltre, dice: “Io non volevo diventare assolutamente niente, e ovviamente non ho mai desiderato diventare una professione, ho sempre desiderato diventare “me stesso” e nient’altro.” (cit. p.335) Da questa affermazione che Bernhard fa su di sé è possibile trarre una duplice lettura. Continua a leggere
“Mine – Haha” – Frank Wedekind
In un grandissimo e bellissimo parco, cinto da un “alto muro” e chiuso da “un’alta cancellata di ferro”, a sua volta tenuta chiusa con “un pesante catenaccio”, sono “sparse trenta case”. In ciascuna di queste case, tra loro tutte uguali, ma del tutto indipendenti l’una dall’altra, vivono insieme, in piccoli gruppi, bambine e fanciulle. Continua a leggere
“La montagna incantata” – Thomas Mann
Nella “Premessa” de “La Montagna Incantata” (“L.M.I.”) Thomas Mann scrive: “Senza temere il discredito in cui versa la meticolosità siamo anzi propensi a credere che soltanto ciò che va in profondità riesca a divertire”. Attenendosi fedelmente a queste premesse egli genera un’ opera che per estensione e profondità avrà una mole tale da indurre lo stesso Mann a definirla “un mostro”: “per la sua mole l’Autore la definì “un mostro”” ( E. Pocar – “Introduzione” in T. Mann – “La montagna incantata” – Corbaccio – 1997 – p. VIII). Questa definizione può essere riferibile, in primo luogo, alla sconcertante vastità dei temi affrontati e ricompresi all’interno de “L.M.I.”. Continua a leggere
“La meravigliosa storia di Peter Schlemihl” – Adalbert von Chamisso
A un certo punto Peter Schlemihl, (P.S.), come a sancire la natura delle sue vicende dice: “Anche qui, come già spesso nella mia vita e come altrettanto nella storia del mondo, entrò in scena un imprevisto”. Ora, l’imprevisto è ne “La meravigliosa storia di Peter Schlemihl” il motore stesso della narrazione. Continua a leggere