“La casa vuota” – Willem Frederik Hermans – Prima parte

Il post pubblicato quest’oggi da Marisa Salabelle sul suo blog, dal titolo “Sgomento”, a cui rimando e di cui condivido pienamente le “preoccupazioni” in merito agli atteggiamenti di assuefazione che si stanno diffondendo in relazione all’idea della guerra, mi ha indotto ad anticipare la pubblicazione del commento del romanzo breve di Willem Frederik Hermans “La casa vuota”, pubblicandone una prima parte. Ciò per la corrispondenza e la contemporaneità dei temi trattati nel libro di Hermans rispetto a quanto stiamo assistendo oggi negli scenari delle guerre in corso, a fronte degli atteggiamenti vuoi di leggerezza, vuoi di rimozione, vuoi di accettazione nei confronti della guerra che, a seconda dei casi, si stanno affermando, come evidenziato da Marisa Salabelle nel suo post.

Willem Frederik Hermans è ormai unanimemente riconosciuto come uno dei massimi scrittori olandesi del Novecento. E sebbene la sua notorietà fuori dall’Olanda sia rimasta a lungo limitata – tanto che da noi la prima traduzione e pubblicazione di una sua opera è avvenuta nel 2005 quando la BUR ha editato il romanzo breve “La casa vuota” – tuttavia la valenza e la rilevanza della sua produzione è stata ed è ormai ampiamente riconosciuta anche al di fuori dell’ Olanda essendo stati, molti dei suoi libri, tradotti in tutto il mondo. E, di recente, nel settembre del 2022, anche da noi è stato pubblicato, da Iperborea, un altro suo importante romanzo: “La camera oscura di Damocle” (1958) che insieme a “La casa vuota” (1951) e a “Le lacrime delle acacie” (1949) costituisce la triade dei suoi romanzi più famosi e conosciuti.

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“Sulla terra e all’inferno” – Thomas Bernhard

Thomas Bernhard – “Sulla terra e all’inferno” – Traduzione di Stefano Apostolo e Samir Thabet – Postfazione di Franz Haas – Crocetti Editore – 2020

Thomas Bernhard aveva solo 26 anni, quando nell’autunno del 1957 pubblicò la sua prima raccolta lirica, Auf der Erde un in der Hölle (Sulla terra e all’inferno). Questo autore oggi universalmente noto…esordì sulla scena letteraria come poeta. Pochi mesi più tardi, tra marzo e aprile 1958, seguirono altre due raccolte liriche, Unter dem Eisen des Mondes (Sotto il ferro della luna) e In hora mortis. Il successo però si fece aspettare…La vera fama arrivò soltanto qualche anno più tardi, nel 1963, con la pubblicazione di Frost (Gelo), romanzo che segnò una svolta decisiva non solo nella sua carriera, ma anche nella letteratura di lingua tedesca.

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“In cerca di frasi vere” – Ingeborg Bachmann

Ingeborg Bachmann – “In cerca di frasi vere” – Colloqui e interviste a cura di Christine Koschel e Inge von Weidenbaum – Introduzione di Giorgio Agamben – Traduzione di Cinzia Romani – Laterza – 1989

Riservata, scontrosa, per alcuni addirittura inavvicinabile, Ingeborg Bachmann, uno dei massimi esponenti della letteratura del nostro tempo, è stata sempre poco propensa a raccontare se stessa e a svelare i meccanismi occulti del suo lavoro. Nella trenta interviste raccolte in questo volume e che vanno dal 1953 al 1973 (l’anno della sua morte), l’autrice va alla ricerca delle frasi vere, quelle che sanno cogliere il senso profondo della vita, e che più di frequente sono presenti nella poesia, nella letteratura” (Dalla quarta di copertina)

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“Amras” – Thomas Bernhard

“…tutt’a un tratto la nostra esistenza non poteva contare su null’altro che sui nostri caratteri terribili, feriti da sempre, sospettosi e poco tenaci, in una tenebra che congiurava sempre più contro di noi, perturbando persino le nostre capacità di camminare, di sederci, di coricarci o stare in piedi, e – com’è naturale – la nostra capacità di pensare e di esprimerci, e quella di ragionare in generale, nella tenebra di quella torre…” Continua a leggere

“Cemento” – Thomas Bernhard

“Chiusi le tende della mia stanza, scrive Rudolf, presi parecchi sonniferi e mi risvegliai solo ventisei ore più tardi nella massima angoscia”. Questo è l’ excipit di Cemento. E, “angoscia”, ne è l’ultima parola. Ma la parola angoscia intesa nel suo pieno significato di oppressione dello spirito, di tormento, di ansia insopprimibile, quale essa appare nel contesto di quella frase con cui si chiude “Cemento”, non appare mai all’interno del testo. Continua a leggere

“La pianista” – Elfriede Jelinek

La prima sensazione suscitatami dalla lettura de “La pianista” è stata quella del labirinto. Non solo perché le vicende della “pianista” Erika Kohut (E.K.) non hanno, su un piano di realtà, alcun contenuto evolutivo, anzi si ritorceranno fino allo spasimo contro di lei ma, soprattutto, perché appaiono sistematicamente condannate all’impossibilità stessa di evolversi. Come, per l’appunto, ella si trovasse dentro un labirinto nel quale i movimenti sono rigorosamente dettati e limitati dalle pareti del labirinto che le vengono innalzate e frapposte da chi la circonda, fiaccando in tal modo e costantemente ogni sua manifestazione di volontà. Continua a leggere