Sballottati tra narrazioni di:
bollenti e ripetuti turgori sessuali(individuali, di coppia/e, di gruppo/i);
raccapriccianti episodi di satanismo;
devastanti spaesamenti esistenziali ed affettivi;
abbandoni e separazioni di tutti i tipi (madri/padri vs figli; mariti vs mogli e viceversa; fratelli vs fratelli);
malattie dolorosissime e concluse tragicamente;
ricerche di senso inutili e vane
assistiamo, tramite tutto questo, ad una implacabile requisitoria di Houellebecq (H.) sul tema del Declino dell’Impero Americano (nel senso che mi ha ricordato proprio le atmosfere dell’omonimo film di Denys Arcand), intendendo la parte per il tutto, cioè il mondo occidentale tout – court.
H. disprezza la società nella quale ci troviamo a vivere e tutto ciò che l’ha prodotta e l’ha portata allo stadio in cui è oggi. Al centro di tutto è per H. l’emergere e l’affermarsi dell’individuo, della conseguente libertà individuale, nonché del relativo individualismo a cui tutto ormai è subordinato con i suoi corollari di “mito della giovinezza”, “rifiuto della morte”, “potere del desiderio”.
Da iniziale e apparente moto di liberazione: sessuale, familiare, religioso, normativo, la libertà individuale ha generato per H. derive esistenziali laddove l’individuo lasciato solo a se stesso vaga e sprofonda inseguendo illusori quanto velleitari miti di autorealizzazione e di autoaffermazione, nonché vere e proprie forme di dominio dell’uomo sull’uomo, allorquando l’individuo regredisce in balia di pulsioni e desideri contrassegnati dal senso di onnipotenza che, privi dei limiti imposti dalle vecchie forme di controllo sociale, non hanno più confini entro cui poter essere contenuti.Pulsioni e desideri che vengono deliberatamente e sistematicamente alimentati dagli apparati di comunicazione di massa e dai sistemi di produzione economica e riproduzione sociale.
Le schifezze, le brutalità, le crudeltà, i dolori, descritti da H. non sono per nulla gratuiti e strumentali, bensì perfettamente coerenti e funzionali a ricostruire storicamente e sociologicamente (dal suo punto di vista) e a costruire letterariamente l’Inferno dantesco e i suoi relativi gironi in cui, secondo H., viviamo oggi. Disumano e disumanizzante è il nostro sistema, non H., che descrive al contrario con profonda umanità i suoi personaggi, testimoniando della pietà che prova per loro.
Se il qui e ora appare efficace, narrativamente avvincente, e letterariamente risolto, (a parte le digressioni di fisica quantistica e di biologia molecolare di cui non sono in grado di valutare la fondatezza e che mi sono risultate incomprensibili) non ho invece apprezzato il famoso finale, immaginato in un ipotetico futuro. In quanto non solo mi è risultato involuto e autoreferenziale a livello di testo, né risolto dal punto di vista narrativo, ma l’ accellerazione non solo temporale che H. imprime, proiettandoci in una dimensione persino postbladerunneriana, contrassegnata da una ipotesi di autocatastrofe dell’umanità, automodificatasi geneticamente, mi è sembrata gratuita e forzata, finalizzata ad esprimere a tutti i costi una sfiducia senza speranza verso l’umanità.
Il che, anche laddove condivisibile e ovviamente coerente con la visione del mondo di H., in quanto, al fondo, H. è ontologicamente convinto, secondo me, che l’umanità è votata all’autodistruzione, risulta tuttavia risolto letterariamente più con una fuga in avanti che con l’intensità critica e la tensione narrativa espresse fino a quel punto. Fatto salvo che H. in questo modo ci rammenta comunque le minacce insite nel progresso scientifico e che il dominio imperante della razionalità scientifica può indurre scelte e determinare scenari assai inquietanti.
Ho letto “Le particelle elementari” alcuni anni fa, quindi non l’ho più presente con precisione. Però mi sembrava che il punto centrale fosse il desiderio sessuale, il cui impero incondizionato (nella nostra epoca) destina gli uni (quelli che possono soddisfarlo spesso e con partner diversi) al successo sociale (la scoperta che il successo sociale non è più determinato dai soldi, ma dalla “riuscita” sessuale mi pare determinante in H.), mentre chi, per motivi vari, non può soddisfarlo è condannato a essere un paria della società. In questo senso il finale del romanzo, la specie umana “corretta” nel senso dell’eliminazione del desiderio sessuale, mi sembra coerente.
Complimenti per il blog, tutto da scoprire!
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Grazie innanzitutto per i complimenti al blog che apprezzo molto e ricambio con riferimento al tuo.
Condivido la tua lettura del ruolo che il desiderio sessuale ha per H. e dello “spazio”che gli dà ne “Le particelle elementari”.
Anche se penso che la “fonte” della deriva e del declino della società occidentale e il modo in cui essa oggi funziona sia determinato per H. dalla fine di qualsiasi sistema di valori condiviso in cui ci si possa identificare, per dirla in due parole: “il non si crede più a niente” e ciò in forza di uno spietato individualismo affermatosi in nome e per conto (secondo H.) del valore e del principio della libertà individuale che, come scrivo nel commento: “Da iniziale e apparente moto di liberazione: sessuale, familiare, religioso ha generato per H. derive esistenziali laddove l’individuo lasciato solo a se stesso vaga e sprofonda inseguendo illusori quanto velleitari miti di autorealizzazione e di autoaffermazione” basati (questo lo sto aggiungendo qui) sul dominio del principio del piacere di cui ovviamente quello sessuale è la massima espressione. “Pulsioni e desideri che vengono deliberatamente e sistematicamente alimentati dagli apparati di comunicazione di massa e dai sistemi di produzione economica e riproduzione sociale.” per citarmi di nuovo. Detto in altri termini il messaggio è godere sempre e comunque che sia la Coca Cola o il sesso, con la differenza che il sesso ha un potere e dà un potere superiore ad ogni cosa. Insomma è vero, tutto ruota intorno al sesso, ma perché tutto ruota intorno al valore del godimento ad ogni costo agito in un contesto di crudele competizione individuale, in due parole potere e successo. Effettivamente hai ragione a sottolineare che il finale in questo senso è coerente, togliere il dominio del sesso significa fare crollare l’impalcatura su cui si regge antropologicamente oltre che ideologicamente il sistema.
Ciao.
Raffaele
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Assolutamente d’accordo con te. Ti dico questo: io insegno francese. Quest’anno, in quinta, avrei voluto fare, di H. “L’estensione del dominio della lotta”, per mostrare come nel romanzo francese si configura via via la lotta dell’individuo contro gli ostacoli che si frappongono fra lui e il raggiungimento di ciò che egli immagina come la sua “felicità”: ostacoli sociali in Stendhal, economici (di soldi) in Balzac, di incommensurabilità fra sogno e realtà in Flaubert, di determinismo bio-sociologico in Zola, di predominio sessuale in H. Non l’ho fatto perché nella classe c’era almeno un caso conclamato di “sessualmente” perdente e non volevo che a conclusione del modulo si buttasse dalla finestra. Che la liberazione e l’autoaffermazione dell’individuo (di origine romantica ancor più che illuminista) abbia generato grandissima infelicità, come tu dici molto bene, è innegabile. Detto questo, tu vedi un’alternativa? In altre parole, è possibile rinunciare a una libertà (fosse anche la libertà della Coca Cola) una volta che la si è conquistata? In “Sottomissione” H. propone un’islamizzazione dell’Occidente. Francamente…
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No, è e sarà impossibile rinunciare alle libertà acquisite, ce lo insegna la storia dell’umanità.
Intendendo per libertà anche quelle che sottostanno al principio del piacere che è comunque istintivo e connaturato nell’uomo e quindi in sé ineliminabile.
E’ per questo che il comunismo non si è realizzato e non si riesce a realizzarlo perché, di fatto, comprimendo la libertà individuale comprime l’espressione del principio del piacere, con tutti i suoi corollari di possesso, danaro, successo, potere e, ovviamente, sesso.
Così come non credo alle visioni catastrofistiche e distopiche, compresa, a suo modo, quella di H., quando ipotizza la “fine” della società occidentale, anche nella versione della sua islamizazzione. Perché anche l’ Islam verrà inesorabilmente contaminato dal modello Occidentale quanto più ci entrerà in contatto. Il paradosso è che l’attuale conflitto (terroristico) Islam/Occidente nasce dalle limitazioni che hanno quei musulmani che vivono in Occidente per accedere ai benefit dell’ Occidente, insomma non hanno le stesse condizioni di accesso alle risorse e quindi al loro godimento. Detto questo il modello occidentale, ad oggi, pur con tutti i suoi orrori, è più forte perché consente l’espressione di parti fondamentali e costitutive della natura umana, laddove il principio del piacere che sovraintende alla libertà individuale, include non solo gli aspetti deteriori che sappiamo, ma include anche le pulsioni biologiche e gli istinti, e quindi l’idea stessa di riproduzione della specie il che, come dire, non è poco, ma anche cose come l’arte, la bellezza, il senso estetico e qui parliamo di aspetti ontologici all’uomo.
Ciò detto non escludo però che gli esseri umani porranno rimedi e correttivi ad eventuali derive da “soluzione finale” dell’umanità, perché ancor più forte del principio del piacere è l’istinto di sopravvivenza.
Complimenti per il progetto di corso, bellissimo.
Ciao
Raffaele
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Condivido la tua analisi, in particolare quello che dici sul comunismo e sul modello occidentale. Vorrei esserci ancora fra un tot di anni per vedere come ha risolto l’impasse. L’islam mi fa un’impressione di osso più duro. Non sarà un caso se le religioni monoteistiche, con conseguenti fanatismi, vengono tutte da quella zona.
Grazie per l’attenzione che mi hai dedicato e a risentirci presto.
Elena
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Anch’io dico vedremo, il buon senso insegna che non bisogna dare nulla per certo né per scontato. Mantenere una buona dose di dubbio è salutare. Come diceva Pascal: “Negare bene, credere bene, dubitare bene sono per l’uomo quel che è il correre per il cavallo”.
Grazie a te e a presto anche da parta mia.
Ciao
Raffaele
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