L’ordine per il professor Josef Blau – il protagonista de “La classe” di Hermann Ungar – è la sua arma per difendersi strenuamente dal mondo, per tenerlo fuori di sé, rinchiudendo se stesso e il suo sé in una soffocante cappa di isolamento segnata da una ben precisa condizione: la lontananza interiore da tutto e da tutti. Un ordine che è non azione, immobilismo, distacco laddove per Josef Blau il muoversi, l’ esprimersi, il dirsi fa automaticamente diventare colpevoli di qualche cosa, espone a contraccolpi incontrollabili, come se l’esistenza non fosse altro che una cupa e oscura scacchiera in cui non appena si muove una pedina si mette in moto una reazione a catena incontrollabile e perciò pericolosissima nella quale un imperscrutabile destino finirà per colpire spietatamente generando colpe o, ancor peggio, letali sensi di colpa, la cui conseguenza è una rovina senza appello.
Mitteleuropa
“La classe” – Hermann Ungar – Prima parte
Hermann Ungar è stato uno degli autori più originali e particolari, oltre che tra i più notevoli in senso letterario, all’interno di quella letteratura di lingua tedesca che si sviluppò con esiti altissimi nella Praga di inizio secolo. Ungar non era praghese, era nato in Moravia a Boskowice nei pressi di Brno nel 1893, in una ricca famiglia ebrea che, come tutta la comunità ebraica che viveva nel ghetto ebraico di Boskowice, era di lingua tedesca. Ma dato che fuori dal ghetto si parlava solo il ceco Hermann Ungar parlava in realtà entrambe le lingue. A Praga vi giunse per la prima volta nel 1912 per proseguirvi i suoi studi di giurisprudenza, intrapresi inizialmente a Berlino e a Monaco. E pur avendo trascorso periodi anche prolungati, nel corso della sua vita, lontano da Praga, vuoi per lo scoppio della Prima guerra mondiale a cui prese parte, vuoi per l’incarico all’ambasciata cecoslovacca a Berlino, dove lavorò dal 1921 al 1928, di fatto Praga fu la sua città. Nella quale morì il 28 ottobre del 1929, a soli 36 anni, a seguito di un attacco di appendicite che i medici scambiarono per una manifestazione di ipocondria. Proprio quando, tre settimane prima, aveva deciso di dedicarsi a tempo pieno alla letteratura, interrompendosi così, prematuramente, una carriera letteraria già di rilievo ma che avrebbe potuto dare altri e presumibilmente significativi frutti.
“Tracce nella neve” – Gregor von Rezzori
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“Così ogni cosa era vagamente ambigua, nulla era veramente ciò che era, tutto era illuminato da una luce incerta. La nostra esistenza aveva sotto ogni riguardo qualcosa di irreale, e se questa irrealtà conteneva anche un barlume di straordinaria poesia, lo dovevamo proprio alla follia della nostra situazione e dei nostri genitori – e noi questo lo sapevamo. Poiché folli lo erano entrambi, seppure ciascuno a modo suo, ciascuno con la propria ostinazione le cui origini andavano ricercate nella rispettiva posizione in un mondo finito fuori dai propri cardini. Le loro ossessioni – il folle e angoscioso senso del dovere di nostra madre, la fuga rabbiosa di nostro padre nella caccia – erano i loro modi particolari di porsi rispetto a una situazione che non corrispondeva né alla loro educazione, né alle loro idee e aspettative, né alla loro indole. In modo più evidente che in qualsiasi altro luogo noi in Bucovina vivevamo come sopravvissuti di quella grande lotta di classe europea che sono state in realtà le due guerre mondiali. La nostra infanzia trascorse tra persone socialmente “spostate” dalla loro posizione originaria in un mondo storicamente “spostato” e in mezzo a inquietudini di ogni genere; e dove l’inquietudine conduce al dolore e il dolore al lamento muto, là fiorisce la poesia.”. Continua a leggere
“Danubio” – Claudio Magris
Un connubio pressoché perfetto di letteratura, storia, geografia, riflessioni filosofiche ed esistenziali, intrecciato ad una ampia aneddotica relativa a personaggi, luoghi,eventi che tante volte ci dice più di tutto il resto. Tutto ciò ci accompagna e ci guida lungo il corso del fiume, dalle sorgenti tedesche, attraversando l’Austria, la ex Cecoslovacchia, l’Ungheria, la ex Jugoslavia, sino alle foci rumene. Continua a leggere