“Il giudice e il suo boia” – Friedrich Dürrenmatt

Ne “Il giudice e il suo boia” ci sono due livelli. Uno è quello della realtà che appare e uno è quello della realtà che non appare. Sia ben chiaro sono entrambe realtà dotate di senso ma hanno una fondamentale differenza. La realtà che appare è Falsa. La realtà che non appare è Vera.

A noi lettori Dürrenmatt ce le fa vedere tutte e due e ci fa vedere chi aziona e chi è azionato in questi due livelli di realtà e ci fa vedere anche chi prenderà la realtà che appare, che come abbiamo detto è falsa, come vera, proprio in quanto è quella che appare e chi, per contro, svelerà la realtà che non appare, essendo costoro gli unici a conoscerla, in quanto autori di essa, e perciò conoscitori del fatto che quella è la vera realtà. Chi sancirà e crederà che la realtà che appare sia quella vera saranno i vivi o comunque quelli destinati a vivere, cioè il mondo, mentre coloro che conoscono il segreto della realtà che non appare, che è la vera realtà, saranno i morti o almeno quelli destinati a morire. Come dire c’è una verità nelle cose del mondo ma può succedere che la verità che appare al mondo non sia quella vera.

La realtà che appare è falsa in quanto: il criminale Gastmann non ha ucciso il poliziotto Schmied, è il poliziotto Tschanz che ha ucciso Schmied e Tschanz ucciderà Gastmann, creando le condizioni per far credere che fosse stato Gastmann ad uccidere Schmied. Quest’ultima quindi che è la realtà che appare e a cui crederà il capo della polizia Lutz cioè l’autorità e perciò il mondo, non solo è falsa ma è anche carica di Ingiustizia: il vero colpevole non sarà assicurato alla giustizia e l’innocente non solo muore ma non sarà neanche riscattato da una colpa che non ha commesso. E’ la realtà che non appare, cioè quella che ci fa vedere che è Tschanz l’autore dell’omicidio di Schmied e che Gastmann non c’entra con quell’ omicidio che rende Giustizia di ciò che è accaduto. E lo rende ancor di più il fatto che Tschanz, alla fine si suiciderà, il che agli occhi di Lutz apparirà inspiegabile, mentre chi conosce la realtà che non appare se lo spiegherà benissimo. Come dire c’è una giustizia a questo mondo ma può succedere che non sia la Giustizia del mondo.

La realtà che appare che, abbiamo sin qui detto, è falsa ed anche ingiusta e che è quella che appare agli occhi del mondo, finisce invece per risultare foriera di Bene, in quanto Tschanz uccidendo Gastmann, non solo ha vendicato l’omicidio di Schmied, ( che noi sappiamo in realtà essere stato eseguito da Tschanz ), ma ha anche eliminato dalla circolazione un pericoloso criminale quale era Gastmann. Quindi non solo il mondo è capace di credere a cose false e ingiuste ma può pensare pure che siano quelle Buone. La realtà che non appare, svelandoci come stanno veramente le cose, cioè chi ha ucciso chi e perché, ci svela altresì il Male che tali accadimenti avevano in sé, perché: il poliziotto Tschanz uccide un altro poliziotto Schmied per invidia e gelosia personale, Tschanz uccide Gastmann perché questo gli consente di architettare meglio la colpevolezza di Gastmann, finendo pure per trarne beneficio per la sua carriera: “dovrò dare la promozione a Tschanz” dirà Lutz.

E il Male è ancor più penetrato e penetrante in tutto ciò, in quanto Gastmann è, nella realtà che appare, uno spirito in cui il male agisce espressamente: “Quello che in lui mi affascina è il fatto che esista un vero nihilista,…E’ sempre una cosa affascinante imbattersi in un concetto trasformato in realtà”, farà dire Durrenmatt ad un personaggio minore, guarda caso uno scrittore, a proposito di Gastmann, del quale, sempre lo scrittore dirà: “Non farà mai il male per raggiungere qualcosa, come gli altri,…lo farà soltanto così, senza senso, perché in lui sono sempre possibili due cose, il bene e il male, è il caso che decide….In lui il male non è l’espressione di una filosofia o di un impulso, bensì della sua libertà: della libertà del nulla”. Quindi Gastmann, uomo predisposto a incarnare il Male, il cattivo come si suol dire, finisce colpevolizzato e ucciso per un male che non ha commesso. Quindi non tutti i mali del mondo sono opera di chi al mondo appare come il Male.

Ma quanto la realtà che non appare che, ricordiamolo sempre, è la vera realtà, contenga essa il Male, lo dimostra il fatto che Gastmann muore, si per mano di Tschanz che è quindi il Boia del titolo, ma soprattutto per volontà di quello che è il Giudice del titolo, cioè l’ispettore Barlach, che ha un conto in sospeso da 40 anni con Gastmann. Barlach pur sapendo che è Tschanz ad avere ucciso Schmied e che Gastmann non c’entra, e pur sapendo che Tschnz andrà ad uccidere Gastmann, non lo fermerà, né lo denuncerà, neanche ad omicidio avvenuto, perché con l’ omicidio di Gastmann, Barlach può finalmente vendicarsi di un omicidio compito da Gastmann 40 anni prima sotto gli occhi di Barlach, ma di cui questi non riuscì mai ad incolparlo. E quindi Gastmann, paga, ora per allora, un delitto commesso, con un delitto non commesso.Siamo qui nel Male che genera il Male.

Ed ora veniamo alla questione del caso che è una delle questioni fondamentali di questo altissimo e profondissimo, affascinante racconto di Dürrenmatt, la cui genialità e la cui grandezza di scrittore non finiranno mai di suscitare ammirazione. Lo scontro fra Barlach e Gastmann che costituisce la vera quinta essenza de Il giudice e il suo boia, si basa su quella scommessa, di 40 anni prima, quando i due si erano incontrati a Costantinopoli. E, seduto di fronte a Barlach, nella casa di questi, 40 anni dopo, Gastmann ricostruisce quell’ incontro. “Ti ricordi, Barlach, la nostra discussione nella muffa di quell’ osteria,…in mezzo al fumo delle sigarette turche? La tua tesi era questa: che l’imperfezione umana, il fatto che le azioni degli altri non sono mai del tutto prevedibili e che del resto non possiamo mai, nei nostri calcoli, tener conto del caso, il quale tuttavia ha la sua parte in tutto, fosse il motivo per cui la maggior parte dei delitti vengono immancabilmente alla luce. Dicevi che era una sciocchezza commettere un delitto, perché ti sembrava impossibile usare la gente come le pedine degli scacchi. Io invece più per contraddirti che per convinzione, sostenevo la tesi che proprio la confusione dei rapporti umani rendeva possibili delitti che non potevano essere scoperti, e che proprio per questo motivo la maggior parte dei delitti restavano non soltanto impuniti ma anche insospettati….e poi, forse trascinati dalla nostra giovinezza , nell’ euforia, abbiamo fatto una scommessa,….Io ho mantenuto la scommessa, sono riuscito a commettere un delitto in tua presenza senza che tu fossi in grado di provarlo”

Adesso alla luce di come sono andate le vicende oggetto de Il giudice e il suo boia, viene da chiedersi, chi dei due aveva ragione, e, proprio alla luce di come sono andate tali vicende, viene da rispondersi che avevano ragione tutti e due. Se consideriamo la realtà degli avvenimenti che appare, cioè quella falsa, ma che risulta vera al mondo, possiamo dire che ha ragione Gastmann in quanto i veri delitti e le vere responsabilità resteranno alla fine “impuniti e insospettati”. “La confusione dei rapporti umani” ha avuto alla fine il sopravvento, e il suicidio finale di Tschanz getterà un’ombra su questa verità, ma non sufficiente per confutarla. Se consideriamo invece la realtà che non appare, cioè così come sono andati effettivamente i fatti, ha ragione Barlach perché la fortuita’, le circostanze dettate dal caso, le imperfezioni nei comportamenti di Tschanz lo hanno tradito.

Tschanz stesso è stato un caso perché si è intromesso, di sua iniziativa, nelle indagini che Schmied stava conducendo su Gastmann per conto di Barlach, per sostituirsi a Schmied e trarne un possibile vantaggio per la sua carriera avendo intuito che si trattava di una grossa indagine e aveva pensato di poter muovere lui “le pedine degli scacchi”. Tschanz è finito invece per essere manovrato da Barlach, divenendone anch’ egli vittima come Gastmann. Alla fine Barlach non avrà giudicato solo Gastmann ma anche Tschanz, a cui Barlach, nel corso del loro ultimo incontro, in cui svela a Tschanz di sapere della sua colpevolezza dirà:”Non ti voglio più vedere. E’ già abbastanza averne giudicato uno. Vai! Vai!”

In realtà Barlach, in questo “aveva mentito a Tschanz”, aveva giudicato anche lui, “e quando, al mattino presto, al sorgere del giorno, Lutz piombò nella stanza, annunciando sbalordito che Tschanz era stato trovato morto, sotto la sua vettura travolta dal treno tra Twann e Ligerz, trovò il commissario moribondo. A fatica il Vecchio ordinò di avvertire Hungertobel che era martedì e che lo si poteva operare. “Ancora un anno.” Lutz lo vide che guardava nel mattino gelato, oltre la finestra. “Ancora un anno”” E così anche l’ultimo sopravvissuto della realtà che non appare, era destinato a scomparire, “ancora un anno” e poi, insieme a lui, anche la verità quella vera sarebbe scomparsa. Barlach aveva vinto la sua personale scommessa con Gastmann , ma qual’ era la verità che aveva trionfato.

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