Per la purezza tagliente del linguaggio che incide, seziona, scava, in modo asciutto ed essenziale, direi inesorabile, per l’intensità della narrazione e della forza emotiva, quasi brutale, in essa contenuta, per il rigore geometrico dell’impianto narrativo, Vergogna si erge ad un livello tale che mentre lo leggevo avevo l’impressione di assistere ad una tragedia greca.
Ciò nel senso più profondo di richiamare archetipi, di raccontare legami di sangue, laceranti e irrimediabilmente lacerati, di evocare scontri a loro modo ancestrali tra culture, civiltà, esseri umani. Senza che per questo Coetzee perda mai il riferimento al presente, al contemporaneo della sua realtà, eppure portandoci in una dimensione che lo travalica.
Grandissimo romanzo in cui conflitti individuali, personali, soggettivi, si stagliano sullo sfondo di conflitti collettivi, sociali, razziali,storici e dove l’ineluttabilità degli eventi e il loro scorrere, supera e domina le volontà individuali e la possibilità di incidere su tali eventi