Se il nome di Michail Bulgakov è comunemente associato a quello che è indiscutibilmente il suo romanzo più famoso e più importante – esito di un lavoro creativo imponente, non per niente durato dodici anni – che è “Il Maestro e Margherita”, vi è, all’interno dell’opera di Bulgakov, un altro grandissimo romanzo: “La guardia bianca” che sebbene abbia “subito” la fama universale de “Il Maestro e Margherita”, godendo di una notorietà inferiore, ha in realtà un’altrettanto altissima levatura, tale da poter essere considerato, insieme a “Il Maestro”, una vetta assoluta dell’opera di Bulgakov. Tale accostamento di giudizio ha riscontro nel fatto che in entrambi questi romanzi, pur avendo essi riferimenti e contenuti profondamente diversi, la “densità” della tensione e delle tensioni, nonché quella poetica, che li attraversa è così forte e profonda da porli, a livello di potenza e di originalità espressiva, su un analogo piano. E’ perciò, da questo punto di vista, condivisibile affermare che “Esiste un Bulgakov “maggiore”, ed è il Bulgakov della “Guardia bianca” e del “Maestro e Margherita”, ed un Bulgakov che possiamo convenzionalmente e con tutte le cautele del caso, definire “minore”, ed è il Bulgakov delle rimanenti opere” (1)
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