“Lazzaro” – Leonid Andreev

Non aveva occhi per piangere, non aveva occhi per ridere, né per posarsi lieti sull’ amata, né per mirare il sole, né per mirare la luna, non aveva occhi per osservarsi né per interrogarsi, non aveva occhi per scrutare il mare, né per esplorare le lontane distese, non aveva occhi che scorressero su le scritte parole, né aveva occhi che apprendessero da le scritte parole, né aveva occhi che si aprissero sul giorno così come che si chiudessero sulla notte, non aveva occhi per specchiarsi nella luce, né per specchiarsi in ciò che limpido è, non aveva occhi di bambino né per chi bambino è, né occhi di antico sapiente aveva, né aveva occhi innocenti, né occhi colpevoli, né stanchi né forti, né saggi né ignari, aveva solo occhi fissi nel Vuoto Orrore dell’Infinito.

Raffaele

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“Memorie di Adriano” – Marguerite Yourcenar

“Poco a poco, questa lettera cominciata per informarti dei progressi del mio male è diventata lo sfogo di un uomo che non ha più l’energia necessaria per applicarsi a lungo agli affari dello Stato; la meditazione scritta di un malato che dà udienza ai ricordi. Ora, mi propongo ancor più: ho concepito il progetto di raccontarti la mia vita.” Con queste parole, poste poco dopo l’inizio del primo dei sei capitoli in cui sono suddivise le “Memorie di Adriano”, l’imperatore Adriano esplicita l’intento che ha assunto per lui quella lettera che egli sta scrivendo e indirizzando a Marco Aurelio, suo nipote adottivo nonché futuro erede dell’Impero, e cioè l’intento di raccontargli la propria vita nel momento in cui quella sua vita sta ormai giungendo al suo termine.

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