Amaro e disincantato questo racconto di Čechov dove grandi sentimenti come l’amore e gli ideali ma anche il sentimento stesso della vita, alimentati e vissuti, all’ inizio, con impeto e passione declinano progressivamente in un ripiegamento che coinvolgerà tutti i protagonisti del racconto.
Lo spunto da cui prende le mosse “Racconto di uno sconosciuto” è l’ingresso, in casa del giovane Orlov, di Stjepan, un giovane rivoluzionario, il quale vi si fa assumere come cameriere per poter “spiare” il padre di Orlov, un “noto uomo di governo”, nonché nemico della rivoluzione, di cui, vivendo in casa del figlio, Stjepan pensa di poterne carpire le mosse e le intenzioni. In realtà la vicenda prenderà una piega tutt’ altro diversa perché non solo Stjepan non verrà in possesso di alcuna informazione utile ai suoi fini, ma verrà ben presto “preso” nella spirale delle vicende tutte private di Orlov, di cui dovendone assecondare gli incarichi che gli competono come servitore, finirà per conoscere e vivere da vicino la “rete” delle relazioni di quest’ultimo e i risvolti ad essa connessi.
A partire dalle serate in cui Orlov riceve i suoi amici con cui bevendo, fumando e giocando a carte si chiacchiera a ruota libera sul “così fan tutte” delle donne: “Dicevano che non ci sono donne fedeli, che non c’era moglie di cui, con qualche abilità, non si potessero ottenere le carezze, senza uscire dal salotto, mentre nello studio accanto stava il marito. Le adolescenti sono depravate e sanno già tutto.”, piuttosto che sulla decadenza della Russia: “La Russia è un paese noioso e povero come la Persia. Gli intellettuali non danno affidamento…Il popolo poi si è dato all’ ubriachezza, all’ ozio, al furto e sta degenerando.”, argomenti dai quali si evince già il clima di sarcastico cinismo e di disfattistico senso del declino che aleggia nel racconto.
Ma, soprattutto, Stjepan farà la conoscenza di Zinaida Fjodorovna l’amante di Orlov, la quale, un bel giorno, molla definitivamente il marito e si presenta, inattesa, a casa di Orlov, raggiante per il coraggio della sua azione e per la gioia di poter stare finalmente insieme ad Orlov, nella stessa casa, e soddisfare, in tal modo, il grande amore che prova per lui. Ma Orlov non è quello che Zinaida si immaginava. Egli infatti non è, in alcun modo, entusiasta di trovarsela in casa, abituato com’è a fare la sua vita e, soprattutto, incapace di provare reali sentimenti di affetto per chiunque sia. Insomma Zinaida andava bene come amante non certo come convivente pronta, peraltro, a vestire, di fatto, i panni della moglie.
Egli accetterà, inizialmente, Zinaida più per compiacerla e “tenerla buona” che per reale convinzione e tanto meno per amore ma, ben presto, la sua insofferenza e la sua freddezza trapeleranno e anche Zinaida se ne dovrà amaramente accorgere, sprofondando prima nello sgomento e poi in una vera e propria prostrazione.
A sua volta Stjepan assisterà a tutto ciò e nel narrarcelo, ci narra anche la sua personale trasformazione interiore che lo porta sempre di più a perdere interesse e convinzione per i “grandi ideali” e a nutrire un sentimento prima di compassione e poi di affetto e di amore per Zinaida, le cui tristi vicende, nell’ intenerirlo, risvegliano i suoi sentimenti più profondi e mettono allo scoperto la sua vera natura di uomo sensibile e mite. Lo scontro che si svolge ne il “Racconto di uno sconosciuto” è quindi fra il cinismo, l’indolenza, l’ignavia di Orlov e dei suoi amici: distaccati e freddi, calcolatori e imbelli, da una parte e i sentimenti intensi, a loro modo ingenui, ma sicuramente sinceri, di amore e di affetto di Zinaida e di Stjepan dall’altra.
Ma sopra e a monte di tutti costoro aleggia e poi man mano si materializza, una più generale condizione di impotenza e di debolezza che rende tutti questi personaggi in un certo senso l’uno vittima dell’altro e ciascuno vittima di se stesso. Senonchè Zidaina preso irrimediabilmente atto delle meschine bugie messe in atto da Orlov per starsene il più possibile lontano da casa, lasciandola sempre più a lungo lì da sola, decide di fuggire con Stjepan, il quale gli rivela la sua vera identità e il quale, a sua volta, si rende conto della sua incapacità di agire da vero rivoluzionario, allorché, trovandosi da solo in casa con il padre di Orlov si accorge di non essere capace di fare alcunché e, preso atto del suo fallimento come sovversivo, decide anch’egli di abbandonare la casa e di fuggire.
Non vado oltre per non guastare la lettura del finale che non sarà ovviamente a lieto fine, anzi l’epilogo sarà altamente tragico e non privo di qualche colpo di scena. Quello che resta sarà un senso di sconfitta e di incapacità di affermare se stessi nel mondo. Nessuno dei protagonisti riuscirà ad emanciparsi dalle proprie contraddizioni e sofferenze e a liberarsi dalle proprie debolezze e fragilità, siano esse provocate dai sentimenti che mineranno Zinaida, dalla irresolutezza e dalla perdita di prospettive di riferimento di Stjepan o dalla inconcludente e amorfa vita di Orlov, spregevole per molti aspetti ma, sicuramente, il più anestetizzato verso i dolori della vita, dalla quale si difende fuggendola.
Né vi sono alla fine grandi differenze fra le diverse estrazioni sociali dei vari personaggi, fra vecchio e nuovo, fra conservatori e rivoluzionari: umanamente appaiono, se pur in modi diversi, dei perdenti. E qui sovvengono le stesse parole di Cechov che, riflettendo su la condizione in generale dell’anima russa, si interroga, peraltro senza riuscire a darsi una risposta con queste parole: “Un antico sociologo vedeva in ogni cattiva passione una forza che, con abilità, si poteva indirizzare al bene, ma da noi una passione, anche nobile e bella, germoglia e si spegne come priva di forze, a nulla indirizzata, incompresa. Perché questo?”
A sottendere come le caratteristiche dei caratteri da lui descritti in questo racconto vadano ricercati nelle profondità storiche e culturali del popolo russo e più in generale dell’animo umano.
L’ho letto da pochi giorni, magnifico! Grande recensione, complimenti!
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Grazie Lorena per il tuo graditissimo apprezzamento. Si, “Racconto di uno sconosciuto” è davvero un racconto molto bello, nella migliore tradizione di Cechov.
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