I nuclei narrativi su cui si fonda e si sviluppa l’opera di Fenoglio hanno riscontri e legami profondi con i vissuti esperenziali ed esistenziali che Fenoglio stesso si trovò a condividere e di cui fu partecipe, senza per questo dare mai luogo ad un esplicito autobiografismo. Il più noto di tali vissuti resta sicuramente quello della lotta partigiana a cui Fenoglio aderì e prese parte e che trovò ne Il partigiano Johnny una sua trasposizione nella quale la presenza della Storia è molto forte rimanendo come “incollata” alla vicenda del partigiano Johnny il quale la attraverserà facendoci assistere costantemente ai “fatti” come mosso da una volontà, prima di tutto “morale”, di testimonianza e di documentazione, sebbene, sia chiaro, che la cronaca della guerra partigiana si fonde ne Il partigiano Johnny con tutta una serie di significati che vanno ben al di là di quelli storici.
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“La malora” – Beppe Fenoglio
“La malora” è il secondo libro di Fenoglio, uscito nel 1954, due anni dopo “I ventitre giorni della città di Alba”, a cui farà seguito, nel 1959, il suo terzo libro: “Primavera di bellezza”. Ma se questi ultimi due libri, come poi avverrà per la gran parte della sua opera, hanno per tema la lotta partigiana e i suoi esiti, con tutta la problematicità e drammaticità che quell’esperienza ebbe per Fenoglio – che ne colse le implicazioni laceranti di guerra civile e di “violenza pubblica” – “La malora” si distacca da questo filone costituendo, nel corpus dell’opera dello scrittore piemontese, un testo contenutisticamente diverso dagli altri.