“Diario 1938” – Elsa Morante

Elsa Morante – “Diario 1938” – A cura di Alba Andreini – 1989 – Einaudi

Del diario inedito del 1938, qui messo a stampa integralmente per la prima volta, è stata data notizia nella Cronologia delle Opere di Elsa Morante (Mondadori, Milano 1988), dove compaiono anche, a cura di Carlo Cecchi e Cesare Garboli, alcuni suoi stralci (pp. xxx-x1).

Redatto su un ordinario quaderno di scuola a quadretti dalla copertina nera e di dimensioni cm 20,5 x I4,5, il manoscritto autografo occupa le prime 29 pagine delle 76 complessive (escluso il frontespizio), per un totale di 57 facciate non numerate. Il riquadro del frontespizio contiene nella parte superiore, in forma di epigrafe, i versi danteschi (Purg., XV, 3I-33) poi ripresi nel diario alla data 24 febbraio…; presenta inoltre, nel margine inferiore destro, la dicitura «Libro dei sogni», nel margine laterale sinistro, la massima «La vida es sueño». Sul recto della prima pagina figura in occhiello, al centro, il titolo «Lettere ad Antonio», mentre a partire dal recto della seconda ha inizio il diario, che riempie fittamente le pagine seguenti e si conclude sul recto della ventinovesima. Per quanto riguarda il titolo, si è preferito…un titolo di genere, Diario 1938, che trova la sua giustificazione nella scansione cronologica del quaderno [che va dal 19 Gennaio al 30 Luglio 1938.]” (Libera riduzione da “Note al testo” di Alba Andreini pgg.63-65)

Continua a leggere

“Poesie” – Georg Trakl

Georg Trakl – “Poesie” – Scelta, traduzione, premessa e note di Ervino Pocar – Rizzoli – 1974

La poesia di Trakl è una fondazione del mondo; egli è uno di quei poeti che, come Hölderlin, sono chiamati a fondare una verità o a svelarne l’assenza, a rendere abitabile la terra o a mostrarne l’inabitabilità. Leggere Trakl significa interrogarsi sulle cose ultime, sulla possibilità stessa della poesia, sul senso estremo della vita. Le interpretazioni di Trakl sono dei confronti con l’essenza del nostro destino.” (Claudio Magris – “Prefazione” in “Trakl. Le poesie” – 2004 – Garzanti)

Continua a leggere

“L’anulare” – Yoko Ogawa

Ci sono testi che sfuggono ad una immediata comprensione, celati, come essi sono, in una loro misteriosa attrazione. Testi in sé esili e impalpabili e, purtuttavia, pregni di una loro densità la quale costringe a riflettere, a porsi domande, a cercare di carpirne il segreto e i segreti. Testi che si rendono accattivanti per la loro scrittura lieve e apparentemente inoffensiva ma che contengono una loro perentoria durezza che li rende taglienti e stranianti. Testi che se pure si sottraggono tuttavia affascinano, che se pure sono intrisi di non detto tuttavia si imprimono per la laconicità di ciò che vi è detto, che se pure sono immersi nel silenzio tuttavia risuonano di echi profondi.

Continua a leggere

“Avviso ai naviganti” – Annie Proulx

L’ impressione prevalente che ho avuto nel leggere “Avviso ai naviganti” è stata quella dello stupore. Uno stupore derivante non dal fatto che le cose che vi sono narrate siano fantasiose o immaginarie bensì, all’ opposto, uno stupore derivante proprio dal fatto che gli eventi e le circostanze narrate sono molto reali e realistiche eppure suscitano un senso costante di sorpresa e di affascinazione che le fa sembrare irreali e misteriose.

Continua a leggere

“La casa deserta” – Lidija Čukovskaja – Seconda parte

Sin dall’inizio appare il profondo legame che Olga Petrovna, la protagonista de “La casa deserta”, ha con suo figlio Kolia. Rimasta improvvisamente vedova di Fiodor Ivanovic, uno stimato medico, Olga Petrovna decide di cercarsi un lavoro e ciò, soprattutto, per garantire a Kolia di proseguire i suoi studi, consentendogli di superare l’esame di ammissione all’ università, nella prospettiva di poterla poi frequentare regolarmente fino al suo completamento. Ma Olga Petrovna che, fino a quel momento, non solo non aveva lavorato ma non possedeva neanche un qualche tipo di “mestiere” si rende conto che le è necessario impararne al più presto uno. Così decide di iscriversi a un corso di dattilografia sentendosi portata per quel tipo di lavoro e infatti “Diplomatasi con la migliore qualifica, ben presto si impiegò in una grande casa editrice di Leningrado”.

Continua a leggere

“La casa deserta” – Lidija Čukovskaja – Prima parte

Lidija Čukovskaja (1907 – 1996) era “…figlia dello scrittore Kornei Čukovskij…uno degli scrittori per l’infanzia più amato dai nostri bambini, nonché eccellente critico e storico letterario…La sua casa…(nei dintorni di Pietroburgo) era il luogo in cui affluiva tutto ciò che di meglio v’era, nella Russia prerivoluzionaria, in letteratura ed in arte. Blok, Gorki, Andreiev, Maiakovski, Meyerhold, Repin…Non si riesce ad elencarli tutti. E tutti vedeva, tutti conosceva l’ancor piccola allora Lidija Čukovskaja. Piccola, ma in grado già di assorbire tutto ciò che la circondava. E forse appunto per questo, per essere stata attorniata in gioventù da uomini simili, ella ha saputo serbare e portare con sé, attraverso la propria vita, tutto ciò che di bello ha dato al mondo la letteratura russa dell’ultimo secolo – la probità, la nobiltà, la franchezza, il coraggio e – sempre – il soffrire per gli altri. E tutto ciò in nome della Verità, che è così difficile da servire, ai giorni nostri, soprattutto nel nostro Paese. E Lidija Čukovskaja è stata uno dei primi combattenti per questa Verità, un combattente senza macchia e senza paura” (1)

Continua a leggere

“Poesie” – Ingeborg Bachmann

Ingeborg Bachmann – “Poesie” – Traduzione e Introduzione di Maria Teresa Mandalari – Guanda – 1978

In “Anselm”, il recente e bellissimo film di Wim Wenders su Anselm Kiefer, appare, nella parte finale del film, Ingeborg Bachmann che legge “Exil”/”Esilio”, una delle sue più belle poesie. Ciò mi ha indotto a rileggere “Esilio” e insieme ad essa le altre poesie della Bachmann contenute in questa raccolta, la quale comprende trenta poesie di Ingeborg Bachmann di cui quindici tratte dalla sua prima raccolta “Il tempo dilazionato” del 1953, undici dalla sua seconda raccolta “Invocazione all’ Orsa Maggiore” del 1956 e quattro “Poesie sparse” tra cui “Esilio”.

Di tale raccolta propongo, qui di seguito, una selezione, preceduta da una libera riduzione dell’ “Introduzione” di Maria Teresa Mandalari.

Continua a leggere

“La casa vuota” – Willem Frederik Hermans – Seconda parte

La prima impressione con cui si fa i conti leggendo “La casa vuota” è quella della dissoluzione e del disfacimento. Della perdita cioè di riferimenti e di coordinate che consentano di ancorare personaggi e circostanze a logiche riconoscibili e che permettano di stabilire le identità e di comprendere gli avvenimenti. C’è quasi un che di distopico che aleggia, trasmesso e indotto dalla presenza di un caos nel quale le cose si svolgono e gli individui si muovono, prevalendo un senso di annientamento e di deriva, di incomunicabilità e di disunità. I fatti si svolgono in una sorta di terra di nessuno, collocabile genericamente a est, i personaggi sono senza nome, del protagonista, anche lui anonimo, sappiamo solo che è olandese, le date si ricavano in modo indiretto e approssimato. Di certo c’è solo che siamo nel corso della guerra in un contesto in cui si fronteggiano russi, tedeschi e partigiani.

Continua a leggere

“La casa vuota” – Willem Frederik Hermans – Prima parte

Il post pubblicato quest’oggi da Marisa Salabelle sul suo blog, dal titolo “Sgomento”, a cui rimando e di cui condivido pienamente le “preoccupazioni” in merito agli atteggiamenti di assuefazione che si stanno diffondendo in relazione all’idea della guerra, mi ha indotto ad anticipare la pubblicazione del commento del romanzo breve di Willem Frederik Hermans “La casa vuota”, pubblicandone una prima parte. Ciò per la corrispondenza e la contemporaneità dei temi trattati nel libro di Hermans rispetto a quanto stiamo assistendo oggi negli scenari delle guerre in corso, a fronte degli atteggiamenti vuoi di leggerezza, vuoi di rimozione, vuoi di accettazione nei confronti della guerra che, a seconda dei casi, si stanno affermando, come evidenziato da Marisa Salabelle nel suo post.

Willem Frederik Hermans è ormai unanimemente riconosciuto come uno dei massimi scrittori olandesi del Novecento. E sebbene la sua notorietà fuori dall’Olanda sia rimasta a lungo limitata – tanto che da noi la prima traduzione e pubblicazione di una sua opera è avvenuta nel 2005 quando la BUR ha editato il romanzo breve “La casa vuota” – tuttavia la valenza e la rilevanza della sua produzione è stata ed è ormai ampiamente riconosciuta anche al di fuori dell’ Olanda essendo stati, molti dei suoi libri, tradotti in tutto il mondo. E, di recente, nel settembre del 2022, anche da noi è stato pubblicato, da Iperborea, un altro suo importante romanzo: “La camera oscura di Damocle” (1958) che insieme a “La casa vuota” (1951) e a “Le lacrime delle acacie” (1949) costituisce la triade dei suoi romanzi più famosi e conosciuti.

Continua a leggere

“La cittadina dove il tempo si è fermato” – Bohumil Hrabal

La cittadina dove il tempo si è fermato” è, in prima battuta, un gioioso romanzo comico in cui Hrabal, da par suo, conferisce alle vicende narrate una unicità e singolarità tale da farle diventare vicende “mitiche”. Ogni episodio, ogni circostanza della vita dei protagonisti, così come affiora nel corso della narrazione, nonché i loro caratteri e i loro comportamenti, si stagliano infatti di fronte al lettore per la loro particolarità e “teatralità”. Non appena si comincia a fare la loro conoscenza ci si accorge che i protagonisti del romanzo, dietro le parvenze iniziali, rivelano infatti una natura che non ha nulla di ordinario e di regolare. Una natura che, da persone quali essi sono, li rende tutti, chi più chi meno, dei veri e propri personaggi che, per un motivo o per l’altro, si staccano dall’ habitus di ciò che è standard e normale e si rivelano assolutamente fuori dagli schemi per il loro modo d’essere spiazzante e talora un po’ pazzoide che suscita un spontaneo effetto di intensa comicità.

Continua a leggere