“A quindici anni, Volponi scrive i suoi primi racconti. Pagine molto drammatiche e disperate. Un racconto riguardava un ragazzo contadino “matto” e silenzioso, tutto rinchiuso in un mondo suo e a contatto più con l’orto e la sua fauna che non con le altre creature umane…Erano scritti di un ragazzo introverso e grandemente bisognoso d’affetto;…quella piccola attività letteraria rappresentava un’oasi di contrizione, una solitudine centellinata ed era al tempo stesso uno sfogo, un dire alla carta quando in casa non c’era nessuno a cui dire qualcosa…nel dopoguerra Volponi incomincia a scrivere poesie…Nel 1948 riuscì a pubblicare il suo primo libro di versi, “Il ramarro”…Nel 1955 dette un’altra prova della sua vena poetica pubblicando il volume “L’antica moneta”, che non mancò di attirare l’interesse della critica più qualificata…Nel 1960 uscì il suo terzo volume di versi “Le porte dell’Appennino” che gli valse il Premio Viareggio di quell’anno…[che] fu un anno cruciale per Volponi… [in esso] si colloca il lavoro del suo primo romanzo “Memoriale” …[con cui] Volponi scoprì la sua vera strada d’artista, e la funzione quasi di apprendistato che le sue poesie avevano svolto in lui.” ( Enrico Baldise – “Invito alla lettura di Volponi” – Mursia – 1982 – pp. 14-20)
Ho scelto di riportare queste note biografiche relative a Volponi e alla sua opera non solo in quanto consentono di collocare la nascita di “Memoriale” e di coglierne la sua genesi artistica ma, assai più significativamente, perché esse consentono, efficacemente, di individuare e di isolare i nuclei – a mio modo di vedere – profondi e fondamentali di “Memoriale”, fornendocene le chiavi di lettura essenziali e le sue originali fonti ispiratrici.
“Memoriale” è stato etichettato, sin dal suo apparire, come romanzo facente parte di quella “letteratura industriale”, sviluppatasi negli anni ’60, che pose al suo centro il rapporto uomo/fabbrica, alla luce del ruolo che il fenomeno della diffusa industrializzazione del Paese aveva assunto nella società italiana di quegli anni. E, sicuramente, l’ambientazione prevalente all’interno della quale si svolge “Memoriale” e cioè la fabbrica, nonché le vicende di Albino Saluggia, il protagonista del romanzo, le quali vicende saranno strettamente legate a quella fabbrica, sia per quello che sarà il loro svolgersi all’interno di essa che al suo esterno, hanno indotto a “leggere” questo romanzo come centrato sul tema delle condizioni alienanti che la vita di fabbrica, con le sue logiche produttivistiche e massificate, genera in chi vi lavora. Ma se tutto questo può trovare in “Memoriale” degli indubbi riscontri tuttavia la natura profonda di questo romanzo, che lo rende ancora assolutamente attuale, va oltre lo specifico del contesto lavorativo della fabbrica e delle sue dinamiche e, al tempo stesso, si colloca prima di esso.
Anche perché se non fosse così oggi “Memoriale” si ridurrebbe a mero romanzo di “testimonianza” e memoria di quel mondo e di quel momento, laddove, invece, esso sprigiona ancora una forza narrativa e un’intensità espressiva altissime e vivissime proprio perché la storia di Albino Saluggia si impone per quanto di comune in essa vi è con aspetti fondamentali della condizione umana.
E cioè, soprattutto, per quella tensione esistenziale che attraversa ininterrottamente il romanzo , essendovi, nella vicenda di Albino Saluggia, un perenne dover fare i conti con uno stare al mondo che, per lui, si rivelerà difficilissimo e lacerante. Perché lo scontro che dovrà affrontare non sarà solo in fabbrica e con la fabbrica ma sarà, assi più tragicamente, nella vita e con la vita. In questo senso quelle note biografiche inerenti Volponi dette inizialmente sono illuminanti perché ci danno le guide lungo le quali far scorrere la lettura del romanzo, essendovi in esse i nuclei realmente importanti per cogliere natura e significato di “Memoriale” e che in esso trovano riscontro.
Un primo aspetto è quello presente in uno di quei primi racconti che Volponi scrive ancora adolescente, nel quale il protagonista, così come poi sarà Albino Saluggia, appare silenzioso e solitario, rinchiuso in se stesso, propenso più ad avere a che fare con la natura che con i propri simili, in altre parole un “diverso” segnato da quella sua diversità, proprio come risulterà anche Albino Saluggia per tutto il romanzo.
Un secondo nucleo è dato da quel bisogno di affetto, di essere cioè accolto, amato e accettato, vissuto personalmente da Volponi nella sua adolescenza e che, tra l’ altro, troverà ammissione nel suo ultimo romanzo “Il lanciatore di giavellotto” in cui le vicende del protagonista, anch’egli adolescente, ricalcano la traumatica adolescenza volponiana. E questo tema della centralità affettiva, cioè del riuscire ad insediarsi in un contesto che dia riconoscimento e in cui riconoscersi e sentirsene pienamente parte sarà cruciale anche per Albino Saluggia il quale sarà dolorosamente e tormentatamente alla ricerca di un’attenzione e di un’appartenenza dentro e fuori dalla fabbrica che non gli arriveranno mai. Aspetto questo che ritengo fondativo del personaggio e del romanzo stesso.
Vi è poi la dimensione dello scrivere come risposta al proprio malessere e come strumento di “denuncia” dell’esperienza che, così come messa in atto da Volponi in quella sua solitaria esistenza giovanile, egli fa assumere anche ad Albino Saluggia il quale, appunto, attraverso il suo “memoriale”, che è egli stesso a scrivere, ricostruirà quegli anni vissuti a lottare con i suoi “mali”. Salvo ovviamente che Volponi emanciperà la sua esperienza dello scrivere dalla sua dimensione privata traducendola in oggetto letterario e quindi creativo ed artistico.
E, infine, gli ampi e significativi trascorsi poetici di Volponi da cui si intuisce il possesso da parte sua di quella propensione lirica che ha un altissimo riverbero in “Memoriale”, in cui il lirismo è una nota costante che dà alla narrazione una sua intrinseca poeticità anche quando racconta i risvolti più duri e disperati della vita di Albino Saluggia, connotando in modo inconfondibile lo stile del romanzo.
Ebbene da tutto ciò si ricava con tutta evidenza che le radici di “Memoriale” affondano in un contesto biografico e artistico, proprio di Volponi, preesistente sia al fenomeno industriale in sé, all’interno del quale è ambientato il romanzo, sia a quelle esperienze “aziendali” che Volponi stesso ebbe, avendo egli, in quegli anni, strettamente collaborato con Adriano Olivetti nella famosa azienda da quest’ultimo fondata. Esperienza che è stata ritenuta anch’essa ispiratrice del libro, ma, anch’essa, di fatto, successiva e secondaria rispetto a quei contenuti fortemente esistenziali già presenti nella biografia personale ed artistica di Volponi. I quali trovano un vero e proprio punto di caduta in “Memoriale”, da cui quel suo essere prima e più di tutto un romanzo sull’esistenza umana di cui la fabbrica diventa metafora e, al tempo stesso spazio narrativo che ne amplifica il malessere per l’ impossibilità di dare a quell’esistenza una piena realizzazione.
A seguire il commento vero e proprio, nella seconda parte.