“La famosa invasione degli Orsi in Sicilia” – Dino Buzzati

Come spesso accade nelle favole anche in questa bellissima favola c’è tutto un mondo al contrario, dove gli animali sono protagonisti rispetto agli uomini e i loro reciproci ruoli si invertono. Sono infatti gli animali che governano gli uomini e, in questo, sarebbero anche molto meglio degli uomini. Ma gli uomini, come sempre, fanno danni e corromperanno anche quei semplici e buoni animali e cioè quegli orsi che, con essi, si erano pacificamente predisposti a convivere.

Ambientato in una Sicilia remota, fuori dal tempo, luogo di pura immaginazione creato dalla fantasia di Buzzati, “La famosa invasione degli Orsi in Sicilia” è un racconto sull’ impossibilità della convivenza tra gli uomini e gli animali, i quali prenderanno saggiamente le distanze dagli uomini, a testimonianza del pessimismo di Buzzati sulla natura degli uomini ma è anche una “tipica” creazione di Buzzati sul tema dell’inatteso e dell’imprevedibile, del caso e della casualità.

Con modalità, che peraltro sono ricorrenti in Buzzati, egli introduce quindi, in un trattamento fantastico e surreale, argomenti e visioni che sono specchio della realtà e dell’esistenza così come lui le vedeva, mascherando con l’ironia e con l’invenzione, l’amarezza e l’incertezza che sono insite, secondo Buzzati, nella condizione umana.In questo senso “La famosa invasione degli Orsi in Sicilia” è tutto un susseguirsi di eventi inattesi e casuali, effetto di invenzioni magico – paradossali e di contingenze ora realistiche ora fantastiche.

Tutto comincia con la discesa a valle degli orsi guidati dal loro Re Leonzio al quale, lassù, fra le montagne, dove gli orsi vivono, sconosciuti rapiscono il figlioletto: l’orsetto Tonio. Re Leonzio decide allora di condurre gli orsi là dove vivono gli uomini, spinto sia dal desiderio di ritrovare il figlioletto, sia dal rigido inverno. Iniziano così, per gli orsi, tutta una serie di avventure e peripezie. Dallo scontro vittorioso, per merito del gigantesco orso Babbone, con le truppe del Granduca, andate a sbarrare il cammino agli orsi, al successivo scontro con i cinghiali del Sire di Molfetta, cugino del Granduca, mandati alla riscossa contro gli orsi e “fermati” dal Professore De Ambrosiis, nonché mago che, con la sua bacchetta, li trasforma in grossi palloni volanti.

All’ incontro con gli spettri che abitano la cupa Rocca Demona, con cui gli orsi inaspettatamente familiarizzeranno, scoprendo tra di essi alcuni spettri di orsi loro simili, alla vittoria sul feroce e gigantesco Gatto Mammone, per merito del coraggioso orso Smeriglio che fa esplodere nella pancia del gatto una palla di cannone, rischiando egli stesso di esplodere, fino alla conquista del castello del Cormorano, dove si è asserragliato il Granduca, che viene conquistato per mezzo delle “macchine” dell’ingegnoso orso Frangipane. A cui segue l’irruzione nel Teatro Excelsior dove l’ignaro Granduca si gode , come se niente fosse, lo spettacolo tra le cui attrazioni vi è, immensa sorpresa, proprio l’orsetto Tonio a cui, il perfido Granduca, per vendicarsi, spara sotto gli occhi di suo papà Re Leonzio. E, mentre gli altri orsi fanno fuori il Granduca, il Professore De Ambrosiis, con la sua bacchetta, compie il secondo e ultimo miracolo che era nei poteri della bacchetta e salva il piccolo Tonio da morte certa.

Inizia così il lungo e pacifico regno di re Leonzio “perché nessuno ha avuto mai il coraggio di sfidarlo. Uomini e orsi vanno perfettamente d’accordo e i giorni passano placidi, si direbbe che la serenità sia nel cuore di tutti e che debba durare eterna.” Ma ahimè gli orsi a forza di stare con gli uomini ne hanno via via appreso i peggiori difetti: “… a Leonzio dispiace vedere gli orsi cambiare a vista d’occhio.

Una volta modesti, semplici, pazienti, bonaccioni; ora superbi, ambiziosi, pieni di invidie e di capricci. Non per niente sono vissuti tredici anni in mezzo agli uomini.” E così, in un crescendo di episodi sempre più strani e gravi da: “il furto della nuova bacchetta magica del Professore De Ambrosiis” a : “il segreto del parco delle globigerine”, a: “il saccheggio della Grande Banca Universale”, fino alla scoperta di una bisca clandestina dove il Re Leonzio trova, a giocare, persino il proprio figlio Tonio, si arriva, ben presto, a scoprire che dietro tutto ciò vi è l’ambizioso e vanitoso orso Salnitro, il ciambellano di corte, che, bramoso di sostituirsi a re Leonzio arriverà a compiere il peggiore dei delitti, sparerà alle spalle al Re mentre questi sta valorosamente e vittoriosamente combattendo contro lo smisurato Serpente di Mare venuto a minacciare le case costiere.

Purtroppo il colpo sparato dal malvagio orso Salnitro, che verrà a sua volta eliminato dal fedele orso Gelsomino, porterà alla morte di Re Leonzio. Ma questi, prima di morire, farà in tempo a dettare, al figlio e ai suoi orsi più fedeli, la sua ultima volontà e cioè di lasciare la valle e di tornare fra le montagne, là dove gli orsi hanno sempre vissuto in pace e felici, lontano dagli uomini, i quali saluteranno tra lamenti e singhiozzi la partenza degli orsi che si erano rivelati molto meglio di loro.

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