“L’anulare” – Yoko Ogawa

Ci sono testi che sfuggono ad una immediata comprensione, celati, come essi sono, in una loro misteriosa attrazione. Testi in sé esili e impalpabili e, purtuttavia, pregni di una loro densità la quale costringe a riflettere, a porsi domande, a cercare di carpirne il segreto e i segreti. Testi che si rendono accattivanti per la loro scrittura lieve e apparentemente inoffensiva ma che contengono una loro perentoria durezza che li rende taglienti e stranianti. Testi che se pure si sottraggono tuttavia affascinano, che se pure sono intrisi di non detto tuttavia si imprimono per la laconicità di ciò che vi è detto, che se pure sono immersi nel silenzio tuttavia risuonano di echi profondi.

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