Patrizio Rhuggi, il protagonista di “Da quando sono nato”, nasce in un brutto momento, potremmo dire già nel segno della sfiga. Infatti il giorno in cui nasce il padre aveva appena dovuto chiudere definitivamente i suoi negozi di accessori a causa della perdita del portafogli. Che, detto così, sembra un bel po’ sproporzionato ma non ci si deve sorprendere perché qui le sproporzioni, le esagerazioni, le iperboli impazzano. Basti dire che veniamo messi pure al corrente che i Rhuggi, a quell’ epoca, abitavano a novecento chilometri dal capoluogo che, in effetti, è una distanza un bel po’ siderale da un capoluogo. Ma la perdita di quel portafogli fu davvero per il padre di Patrizio una disgrazia seria perché significò la perdita di quell’ “…affare fondamentale” che lo farà piombare di colpo nel fallimento. Il quale, cioè il fallimento, fin dall’ inizio della storia fa dunque la sua apparizione.
Celati
“Casa d’altri” – Silvio D’Arzo
“All’improvviso dal sentiero dei pascoli, ma ancora molto lontano, arrivò l’abbaiare di un cane.
Tutti alzammo la testa.
E poi di due o di tre cani. E poi il rumore dei campanacci di bronzo.
Chini attorno al saccone di foglie, al lume della candela, c’eravamo io, due o tre donne di casa, e più in là qualche vecchia del borgo. Mai assistito a una lezione di anatomia? Bene. La stessa cosa per noi in certo senso. Dentro il cerchio rossastro del moccolo, tutto quel che si poteva vedere erano le nostre sei facce, attaccate una all’altra come davanti a un presepio, e quel saccone di foglie nel mezzo, e un pezzo di muro annerito dal fumo e una trave annerita anche più.
Tutto il resto era buio.”
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